Già diffuso in anteprima dai suoi autori tramite mail circolari, l’Editoriale dell’ultimo numero di “Etnografia e Ricerca Qualitativa” (dal sintomatico titolo beckeriano Imprenditori morali) ha le carte in regola per attestarsi come un significativo e duraturo contributo al dibattito in corso. E questo non solo o non tanto per gli argomenti che lo sostanziano, che come diremo non sono particolarmente nuovi né dirimenti, quanto soprattutto perché i due colleghi che lo firmano – Alessandro Dal Lago e Pier Paolo Giglioli – conoscono molto bene i meccanismi accademici e soprattutto concorsuali, avendo partecipato per anni alla vita della nostra professione in posizioni che difficilmente potrebbero definirsi come svantaggiose, marginali o senza effetto (peraltro posizioni rigorosamente estranee a impegni di tipo associativo, ciò che rende il loro punto di vista particolarmente interessante). È, per così dire, un’importante testimonianza dall’interno del sistema sulle logiche (anche e soprattutto simboliche e ideologiche) del suo funzionamento più intimo e meno paludato, che offre preziosi spunti per quell’analisi sociologica del campo disciplinare che da qualche tempo stiamo conducendo, in modo più o meno esplicito e comunque al servizio di una iniziativa di riforma professionale, che è poi il vero oggetto sia dell’Editoriale che di questo nostro commento.