Cara Ribolzi,
ti ringrazio, anche a nome del blog, per la tua lettera di precisazione in risposta al mio recente intervento su ROARS, che riprende e aggiorna un precedente post.
Permettimi di fugare immediatamente un fraintendimento, che la tua lettera mi ha fatto capire potrebbe essersi generato in questo profluvio di post e interventi: NON ho mai pensato né scritto - anzi, penso e scrivo da tempo esattamente il contrario - che l'appartenenza ad una componente possa costituire un criterio di rappresentatività e tanto meno un criterio scientifico. Ci mancherebbe altro!!!! Le componenti sono macchine di potere, non gruppi intellettuali o scuole di pensiero. Quindi sono molto contento di leggere che tu la pensi come me sul punto. Ma un conto è dire che le componenti NON dovrebbero contare, un altro è pretendere di essere creduti quando lo si dice come (anche) rappresentanti autorevoli di una componente, che nei normali giochi della vita accademica che conta (quella in cui si decidono le ripartizioni dei posti, delle cariche e dei finanziamenti) hanno agito e agiscono ordinariamente in funzione del bene della propria componente prima che di (e spesso anche contro) quello della disciplina/professione nel suo insieme. Non penso che la "tua" SPe sia in questo giochino delle bandierine e dei segnaposto peggio di altre: è il gioco delle componenti che è un gioco di parti e di interessi frazionali, con tutti gli effetti perversi che questo produce sulla qualità della vita professionale nel suo complesso. Un gioco di parti che tende a diventare un gioco al massacro -- il massacro della sociologia, appunto.