lunedì 29 ottobre 2012

Chiara Saraceno: perché non posso più essere membro onorario dell'Ais

Riceviamo e volentieri pubblichiamo questa lettera di Chiara Saraceno, che ci sembra esprimere al meglio il punto di vista di molti colleghi che hanno davvero a cuore le sorti, la dignità, e il senso della disciplina sociologica in Italia.

Cari colleghi,


la vicenda Orsini, o meglio il modo in cui si è risposto da parte di chi ha maggiori o minori responsibilità istituzionali, è diventata per me l'ultima goccia che mi rende impossibile continuare ad accettare come un onore fare parte dell'AIS come membro, appunto, onorario. Troppe sono le vicende che, ai miei occhi, ne segnalano l'incapacità, o non volontà, di riformarsi in direzione di maggiore, e più universalistico, riconoscimento del merito, di trasparenza, di rottura di meccanismi che premiano l'appartenenza piuttosto che il contributo scientifico.
Al di là del caso Orsini, ci sono molti altri concorsi, alcuni invalidati sulla base di errori formali (gli unici, ahimé, che possono essere fatti valere), la vicenda della graduatoria delle riviste, le modalità di (non) circolazione delle informazioni circa la costituzione dei gruppi di valutazione dell'ANVUR e altro ancora. Tutti fenomeni che testimoniano il radicamento di pratiche clientelari, sprezzo di criteri minimi di oggettività e del rispetto di standard minimi di qualità riconosciuti a livello internazionale.

La sezione di Sociologia politica dell'Ais vs. Orsini: lettere e documenti

Nei giorni scorsi la vicenda Orsini, di cui in diverse occasioni ci siamo  occupati su questo blog e ancor prima sul forum Treccani, ha conosciuto ulteriori sviluppi. Come si ricorderà, qualche settimana fa il direttivo dell'Ais ha deliberato di accogliere la richiesta di Orsini, a seguito del secondo giudizio favorevole della magistratura sul suo ricorso, di sottoporre il suo caso alla valutazione del collegio dei probi viri dell'associazione. In attesa di questa valutazione, e per offrire ulteriori elementi di analisi e giudizio, nei giorni scorsi la neo-coordinatrice della sezione di Sociologia politica dell'Ais ha  inviato al Presidente dell'Ais e per conoscenza ad altri colleghi e a questo stesso blog, una lettera in cui la stessa, in rappresentanza della sezione, prendeva posizione ancora una volta a difesa dei commissari del concorso di Chieti e contro Orsini reo, a quanto si dice, di gratuiti e infondati attacchi alla dignità professionale. E prendeva posizione con tanto di parere legale richiesto dalla sezione stessa (o una sua minoranza qualificata) "sulle dichiarazioni fatte da Orsini al riguardo nelle sue mail inviate al Presidente dell’AIS e a molti colleghi". La lettera ha scatenato ovviamente reazioni, anche documentate, da parte sia di Orsini che di altri (in particolare Umberto Melotti e Luciano Pellicani). Tutto questo carteggio viene adesso pubblicato da "Per la sociologia", con una selezione dei documenti allegati.  Lo pubblichiamo come l'abbiamo ricevuto,  e in ordine cronologico, lasciando ai lettori la libertà di interpretare e valutare. Come al solito, sono auspicati e graditi commenti. 

La lettera della neo-coordinatrice della sezione di Sociologia politica, del 25 ottobre 2012

Ai probi viri dell'AIS

e per conoscenza 
al Presidente  
al Vice Presidente 
al Segretario Generale
al Direttivo 
al Consiglio dei Saggi


Le accuse di un componente dell’AIS, dottor Alessandro Orsini, nei confronti di alcuni membri della Sezione di Sociologia Politica sulle modalità di svolgimento di un concorso per II fascia tenutosi a Chieti e oggetto di una recente sentenza del TAR di Pescara, rischiano di minare l’immagine non solo dei nostri colleghi, ma della stessa disciplina. E’ per questo che insieme ad alcuni colleghi abbiamo ritenuto di assumere un motivato parere legale  sulle dichiarazioni fatte a riguardo da Orsini nelle sue mail inviate al Presidente dell’AIS e a molti colleghi.
Innanzitutto, recita il parere che alleghiamo “é certamente falso affermare che la magistratura ha censurato pesantemente l’operato della commissione per eccesso di potere e illogicità… E infatti, come è evidentissimo dalla lettura della sentenza, tale non è la valutazione che il Tribunale ha fatto della procedura, ma è una delle doglianze avanzate dall’Orsini (e non vagliate dal tribunale)”.
In secondo luogo non è attribuibile ai commissari la responsabilità della nullità del bando poiché risulta evidente che “la Commissione non sia certo dotata di poteri di modifica del bando e anzi la sua eventuale decisione di non ammettere opere non ancora edite sarebbe stata un’aperta ribellione al bando stesso che avrebbe portato con ancora maggiore celerità all’annullamento della procedura concorsuale.”

mercoledì 3 ottobre 2012

Ancora su sociologia e magistratura: il caso di Cagliari

Ancora un concorso di sociologia annullato dalla magistratura. Si tratta del concorso e dei verbali relativi al reclutamento di un ricercatore universitario per il settore scientifico disciplinare SPS/07 Sociologia Generale presso la Facoltà di Scienze Politiche dell'Università degli Studi di Cagliari. Come si può leggere qui, la sentenza sottolinea alcuni violazioni da parte della Commissione: dalla mancata individuazione del contributo individuale in caso di pubblicazioni con più autori (una questione su cui varrebbe la pena ritornare anche in relazione ad un concorso bolognese recentemente chiuso), alla presenza di giudizi vaghi che non rilevano la minore o maggiore originalità e innovatività delle pubblicazioni. 


martedì 2 ottobre 2012

Lettera di Orsini ai suoi colleghi

Riceviamo e volentieri pubblichiamo.


Cari colleghi,

per decenni, l’Università italiana è stata umiliata da una quantità enorme di concorsi truccati. Questo sistema deve essere combattuto. Non è un’impresa facile perché la cultura dell’omertà, così radicata nei nostri ambienti, isola coloro che hanno il coraggio civile di rivolgersi alla magistratura mentre fornisce protezione e solidarietà ai professori che violano le regole, incoraggiando i primi a tacere e i secondi ad abusare dei loro poteri. È significativo che alcuni firmatari del documento “Un’altra strada” mi abbiano scritto per dirmi: “Noi sappiamo che tu hai subito un’ingiustizia, ma ti sei spinto troppo oltre con la tua richiesta di censura”. D’altronde, la magistratura è stata chiarissima: la responsabilità dell’annullamento del concorso di Chieti è tutta dei commissari, non della norma illegittima contenuta nel bando.

I magistrati spiegano che, se i commissari avessero escluso dalla valutazione il candidato locale o, eventualmente, il suo libro “fantasma”, la norma illegittima non avrebbe prodotto conseguenze ed io − almeno su questo punto specifico − non avrei potuto presentare doglianze. Ciò è dimostrato dal fatto che la magistratura scrive che la norma illegittima produce una “concreta lesività solo all’esito della procedura”. E l’esito della procedura è stato viziato dal fatto che la commissione ha ammesso a valutazione titoli che non avrebbe dovuto ammettere.