martedì 4 febbraio 2014

PROBLEMI DI METODO, NEOLIBERISMO E SCIENTISMO: (ancora) UN COMMENTO a Bianco e coautori e a Maturo e cofirmatari


Cari colleghi,

Mi scuso per il tono telegrafico e quindi necessariamente pedante. Tutta questa polemica parte dalla pretesa (legittima in sé) di alcuni/e colleghi/e di discutere di come un insieme di "punteggi" (dicotomizzati 0/1) si distribuiscano. Si vuol criticare tale distribuzione e si accusa qualcuno di aver scientemente (scientisti infami, vil razza dannata) distorto tale distribuzione per arrivare ad un determinato esito (del tipo: più nord meno sud, più bianchi e meno neri, più belli meno brutti, più saccenti-allineati e meno intelletti non-svenduti, più comparse 'asservite' e meno étoiles...). In sostanza si vuole sindacare su un fenomeno che, per poter essere commentato/giudicato/compreso, va analizzato secondo le regole e gli standard ('parola che dice tutto', infatti) delle scienze sociali quantitative. No way out!
Quindi è il caso di puntualizzare un paio di cose.

 1) E' NON SOLO INUTILE MA ERRATO COMPARARE MEDIE AGGREGATE, QUANDO SI PRETENDE DI DIRE QUALCOSA SULLE DETERMINANTI DELLA DISTRIBUZIONE DI UN QUALSIASI FENOMENO. Ci sono rischi di selection bias, di eterogeneità non osservata, di fattori determinanti che non possono essere bypassati allegramente. Ciò è invece proprio quello che fanno i firmatari del documento “Dove va la sociologia?”. E sbagliano. Spiace che colleghi tanto navigati cadano in errori da studenti.

 2) E' PRIVO DI SENSO ANALIZZARE OUTLIER (veri o pretesi tali) perché non serve a nulla. E' ciò che fa Antonio Maturo in “Per la sociologia o per la biologia?”. Ed è intimidatorio - quindi fondamentalmente indegno - applicare gogne personalistiche perchè un commissario ha fatto quel che era stato chiamato a fare, cioè esprimere il SUO parere scientifico sui candidati. 

Se si ritiene che vi siano elementi di SISTEMATICA DISTORSIONE di una distribuzione (solo questo conta: sistematica sotto-idoneazione dei candidati del sud o sistematica sotto-idoneazione dei candidati noglobal o della sociologia critica o di che altro orientamento...), si ha l'obbligo morale e scientifico di dimostrarlo a partire dai dati micro-individuali, considerando quindi l'effettiva 'popolazione a rischio' in questione (e solo quella!), ed individuando i fattori che, significativamente, portano a tale sistematica distorsione. Dimostratemi che c’è stata distorsione sistematica e vi darò ragione, altrimenti è più elegante tacere. Questi sono principi di buona analisi scientifica: guarda caso sono anche quei principi che qualsiasi rivista di qualità internazionale richiede - e verifica - che siano applicati. Tutto il resto sono chiacchiere, retoriche, vandee accademiche, insulti perchè questo o quel candidato amico degli scriventi di turno non è stato dichiarato idoneo. Cioè lamentazioni non scientifiche.


Infine, capisco che l'attuale valutazione, CON TUTTI I SUOI LIMITI, infastidisca molti - e soprattutto coloro che si sono visti valutare negativamente (comunque un campione distorto). Terrei però presente, prima di liberare le visceralità commentando a tutto spiano, che l'alternativa è quella che ancora recentemente sembra riproporre l'AIS, cioè il ritorno alle logiche spartitorie delle componenti. Che fanno comodo a tanti, conservatori e noglobal, tradizionalisti e antiliberisti della domenica, ma che hanno ridotto la nostra disciplina a quel che è oggi.


Forse io sono uno "scientista" (?), sarà... Ma uno "scientista" insoddisfatto dello stato della sociologia italica. 

Paolo Barbieri, Trento

2 commenti:

  1. Barbieri ribadisce i suoi insulti. Io invito a rileggere la mia precedente risposta. Il loop è chiuso.
    a.m.

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  2. Caro Barbieri,
    Scrive che “tutto il resto sono vandee accademiche, insulti perchè questo o quel candidato amico degli scriventi di turno non è stato dichiarato idoneo”. Mi chiedo se, parimenti, valga anche il principio per cui “tutto il resto sono chiacchiere perchè questo o quel candidato, moglie o compagna degli scriventi di turno, è stato dichiarato idoneo”?

    E questa sua ossessione per i no-global e gli anti-liberisti? Si tratta di una bella lista; mancano, però, gli anti-semiti e i negazionisti.
    Venendo alle questioni poste, pensavo che il problema nord-sud fosse stato delineato dall’articolo di Freschi et al. Ma del resto, si sa, “due variabili non bastano”; mentre tre sì…
    Significativa l’argomentazione per cui le critiche non siano altro che l’urlo dei revanchisti. E giammai, per esempio, l’indignazione di chi supera abbondantemente le mediane, ha insegnato e pubblicato all’estero o partecipato a numerosi programmi competitivi, magari scrivendo di proprio pugno il progetto vincente al posto dell’ordinario che compare come responsabile scientifico. E che, pure, in gran numero, non è stato abilitato in ragione di motivazioni spesso per nulla misteriose.
    Porre la questione in tali termini significherebbe tuttavia essere “giocati dal gioco” e credere in quel paradigma della valutazione che nient’altro è che un epifenomeno del dispositivo panottico proprio del governo della società, volto oggi ad attaccare i luoghi della produzione culturale. Sul fatto che il New Public Management sia, sul piano dei risultati, un fallimento, e che i suoi effetti si limitino ad abbassare la qualità della vita delle persone e le prestazioni istituzionali, non mi dilungo neanche.
    Quel che conta è che questo dispositivo è anche falsato e ipocrita. Prevede delle mediane, ma nel momento in cui le pone afferma anche che non contano. Nel dire tutto e il suo contrario, esso assegna un potere straordinario a una cinquina nominata dal caso. Una cinquina non immune dal passato e tutta interna al mondo chiamato a valutare, ai suoi processi e sistemi di alleanza. E cosa vi sarebbe di strano, obietterà? In fondo, e da sempre, solo i professori possono giudicare i professori…
    Il punto, caro Barbieri, è un pregresso che inficia il futuro. E la valutazione è un’operazione che implica asimmetria. In modo naturale; ma, talvolta, anche in modi che eccedono i confini di questa stessa naturalezza.
    La valutazione di cui discutiamo manca, per esempio, del primo criterio necessario a una peer-review: l’anonimato. Non solo chi è giudicato sa chi lo giudicherà; ma anche il valutatore sa chi sta per giudicare. Ed è a questo punto che vediamo il passato entrare in campo. La gamma dei rapporti pregressi prendono a sovradeterminare questo campo, introducendo una complessità che le sue variabili difficilmente potranno cogliere. Per il semplice fatto che sono a-storiche e, per così dire, insensibili alla vita. O, se preferisce, inidonee a cogliere quel livello nascosto entro cui la vita di cui parliamo si compie, assume forma e genera decisioni.
    E così, tornando al punto di partenza, devo dirle che i reazionari stanno probabilmente dall’altra parte. Da quella, cioè, di chi ritiene che un’oligarchia di soggetti interni all’“università del passato”, dotata di un enorme potere discrezionale, possa fornire in una cornice così condizionata dai rapporti passati, oltre che da interessi scientifici diversificati e particolari, un giudizio oggettivo e spassionato sulla “realtà”.
    In precedenza ha affermato di non essere mai stato iscritto all’Ais, suggerendo una presa di distanza dall’associazione. È stato, però, coordinatore e relatore di workshop organizzati dall’Ais e dell’Ais-Elo. Ai miei colleghi veniva imposta l’iscrizione per presentare i propri paper. Particolari minori come questo suggeriscono che lei non debba stato poi così distante dall’Ais (qualcosa che non costituisce un’onta) e che vi è una distanza incolmabile tra ciò che si dichiara di essere e ciò che si è fatto (per l’appunto, il passato…).
    Pietro Saitta, Università di Messina

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