venerdì 14 settembre 2012

Il bradipo (e il) sociologo


Dove pubblicano i sociologi italiani? Quanto pubblicano? E, soprattutto, come pubblicano? A queste tre domande è possibile fornire qualche utile e plausibile risposta esaminando il database CINECA che raccoglie le schede individuali inserite dai sociologi accademici italiani, di I e II fascia, circa le loro pubblicazioni nel periodo 2002-2012. Oltre ottomila di queste schede si riferiscono a pubblicazioni in rivista – non solo articoli, ma anche note critiche e recensioni. E’ su questo sottoinsieme di pubblicazioni, variamente distribuite nei diversi SSD in cui si articola la disciplina, che concentriamo l’attenzione in questo post (cfr. Tab. 1). Il database che utilizziamo (aggiornato a fine giugno, e questo spiega la leggera discrepanza dei numeri rispetto ai dati presentati da Luisa Ribolzi nel suo post) è volutamente non pulito: esso riproduce il modo in cui i sociologi italiani presentano se stessi e il loro lavoro nel momento in cui compilano e caricano schede sui loro prodotti in vista della loro successiva valutazione (sinora principalmente per la distribuzione di risorse per la ricerca a livello di ateneo, d’ora in poi anche per la selezione dei membri delle commissioni di valutazione per l’abilitazione nazionale, e ovviamente per l’abilitazione nazionale). Si tratta cioè di dati che fanno riferimento a pratiche e percezioni della professione sociologica, e più precisamente dei suoi membri, catturate in un momento particolare – ma anche particolarmente delicato e rivelatore – del lavoro professionale: il momento cioè della scelta dei prodotti del lavoro di studio e ricerca da inserire nel proprio profilo di ricercatore e studioso, così come questo è definito e operativizzato dalle Anagrafi della ricerca dei singoli atenei e dal CINECA (che ne è spesso il collettore).

Tab. 1. Distribuzione delle pubblicazioni in riviste dei sociologi di I e II fascia, secondo il SSD
-------------------------------------------------------------------------
SPS/07 Sociologia Generale                             3.200
SPS/08 Sociologia dei Processi Culturali               2.301
SPS/09 Sociologia dei Processi Economici               1.442
SPS/10 Sociologia dell'Ambiente e del Territorio         477
SPS/11 Sociologia dei Fenomeni Politici                  306
SPS/12 Sociologia Giuridica, della Devianza ecc.         508

Totale                                                 8.234
--------------------------------------------------------------------------


La nostra scelta di analizzare le pubblicazioni in rivista è motivata da un duplice ordine di fattori. Il primo è che si tratta del segmento che, almeno in linea di principio, dovrebbe coprire la maggior parte dei prodotti del lavoro professionale del sociologo. La seconda è che sulle riviste – molto più che sulle case editrici – disponiamo di un sostanzioso corpus di indicatori che consentono di leggere questi dati sul lavoro sociologico in modo sociologicamente proficuo. Facendo tesoro di queste informazioni, e variamente combinandole con altre disponibili sul campo delle riviste scientifiche, nelle pagine che seguono affronteremo dunque tre questioni: la qualità delle riviste su cui pubblicano i sociologi italiani; la loro quantità e soprattutto dispersione; infine, come si colloca e qualifica la sociologia italiana rispetto alle altre scienze politico-sociali (area 14).


1. Sociologi e qualità delle riviste

Come tutti sappiamo, le pubblicazioni su rivista sono molto differenziate quanto a dimensioni e valore. Alcune sono esito di lunghi e laboriosi studi e ricerche, altri sono scritti più o meno estemporanei su temi più o meno rilevanti nel dibattito in corso, altri ancora sono brevi testi di commento più o meno critico a testi altrui (libri o anche articoli). Non siamo in grado, a partire dai dati disponibili, di distinguere tra articoli veri e propri e testi più brevi – note critiche, commenti, recensioni – né tra studi impegnativi e scritti d’occasione. Di certo, una buona parte di queste ottomila pubblicazioni sono riconducibili al genere della recensione e più in generale dello scritto breve (nota, commento ecc.). Ma i dati non consentono una quantificazione di queste categorie, e neppure una stima.

Siamo però in grado di procedere a un’analisi dei “prodotti” per classe, o fascia, di rivista – nell’assunto che la qualità delle pubblicazioni rifletta almeno in parte la qualità delle riviste, e che questa qualità non sia uniformemente distribuita. Sappiamo bene che si tratta di un assunto non pacifico, e anzi controverso, in Italia come altrove, ma in Italia in modo particolare. La strutturazione del campo disciplinare della sociologia italiana in “componenti” ha reso da tempo improba qualunque forma di valutazione – e, quindi, di classificazione di qualità – che non tenga conto della divisione dei sociologi in gruppi politico-accademici mutualmente esclusivi, di cui le riviste sono parte integrante. Riteniamo, tuttavia, plausibile sostenere che un autore ragionevole (non pretendiamo razionale) scelga il luogo di pubblicazione dei suoi articoli (o note, o recensioni) anche in funzione della qualità percepita sia di questi ultimi sia delle riviste, quanto meno nella sua cerchia di riferimento – o, meglio, riconoscimento. Nel caso poi di riviste peer-reviewed, è la stessa rivista a selezionare, sulla base della propria posizione nel campo intellettuale-accademico, i testi che ritiene più adeguati al proprio status e alla sua conservazione o miglioramento.

L’assunto da cui muoviamo è dunque, molto semplicemente, che i sociologi italiani siano sufficientemente consapevoli della qualità dei loro testi – e, insieme, della qualità delle riviste su cui potenzialmente possono pubblicarli – da fargli preferire riviste di qualità nel caso di testi (che percepiscono come) di qualità. Il fatto che dentro ogni componente possa essersi sviluppata una specifica gerarchia di qualità è un problema, che riteniamo possa però essere tenuto sotto controllo se lo si considera per quello che è: e cioè un problema endogeno al campo stesso che produce poi le valutazioni (anche sotto forma di rating e ranking di riviste). In altre parole, ipotizziamo una qualche forma di omologia tra quello che possiamo chiamare il campo dei testi sociologi e il campo delle riviste sociologiche, tale per cui a una certa posizione del testo nella gerarchia di qualità dei testi così come percepita dal singolo (in dialogo con la sua cerchia di riconoscimento) corrisponda una certa posizione nella gerarchia di qualità delle riviste. Per fare un esempio: se un sociologo diciamo di area SPe pensa di avere tra le mani un buon articolo, cercherà di pubblicarlo in una buona rivista così come questa bontà viene percepita e valutata entro la sua componente (tenterà quindi di pubblicarlo prima su riviste di riconosciuto valore e visibilità entro SPe, come Sociologia e politiche sociali o Studi di Sociologia, che su riviste secondarie o di esclusivo valore locale). Benché ragionevole, questo assunto non è necessariamente vero: nel senso che è sociologicamente possibile che un sociologo “svenda” un suo testo a una rivista di qualità inferiore a quella che avrebbe potuto conseguire, per ragioni estrinseche rispetto alla qualità come tempi di pubblicazione, amicizia nei confronti dell’editor della rivista, senso di appartenenza collettiva a una cerchia intellettuale (o più spesso politico-intellettuale), e così via. E’ altresì possibile che la conoscenza che il sociologo in questione ha del campo delle riviste sociologiche – nazionale e internazionale – non sia tale da consentirgli una scelta adeguata della sede di pubblicazione: in altre parole, se avesse saputo che la rivista X valeva più della rivista Y, avrebbe agito in modo da pubblicare su X invece che su Y. Non sapendolo, ha agito secondo altri parametri di scelta.

In tutti questi casi, comunque, ci troviamo di fronte a violazioni più o meno patenti di quello che possiamo considerare l’ethos del ricercatore scientifico e, ancor prima, l’identità del ricercatore scientifico. Come vedremo, i dati sembrano suggerire che questa identità e il relativo ethos sono non solo poco diffusi tra i sociologi italiani, ma anche molto diversamente distribuiti tra i diversi settori scientifico-disciplinari in cui la sociologia si articola. (Un’interpretazione alternativa degli stessi dati è che non quella identità è poco diffusa, ma che – anche se diffusa – essa si coniughi con oggettivi limiti cognitivi dei sociologi italiani, che rendono alquanto difficile per essi pubblicare i loro scritti in riviste di qualità. La tentazione di sposare questa interpretazione è forte, ma per amor di disciplina la scartiamo in partenza).

Utilizzando il rating delle riviste italiane di sociologia stabilito dal GEV14, e integrandolo con la lista delle riviste indicizzate in ISI (2010) e/o Scopus (2011), si giunge a una classificazione delle riviste su cui hanno pubblicato (articoli, commenti, recensioni ecc.) i sociologi italiani articolata in cinque classi: a) classi A, B, C (riviste italiane secondo rating GEV); b) classe delle riviste indicizzate ISI/Scopus (tutte straniere: abbiamo escluso da questa classe le uniche due italiane presente in questi repertori internazionali: “Sociologia” e “Stato e Mercato”); e c) classe X delle riviste residue, che include sia riviste italiane non incluse nel rating GEV (e quindi < C) sia riviste straniere non indicizzate in ISI/Scopus. La classe X, dunque, è una classe piuttosto eterogenea, in cui riviste obiettivamente di ridotta qualità intellettuale, se non irrilevanti per la disciplina, si affiancano a riviste (straniere) di qualità variabile che non hanno – o non hanno ancora – ottenuto l’accesso alle due principali banche dati in uso nelle scienze contemporanee. Come vedremo, non tutte le riviste che sono incluse in questa classe X sono scientificamente irrilevanti – diverse sono le riviste pubblicate in lingue, come lo spagnolo, penalizzate dalle banche dati, che pure presentano motivi di interesse scientifico.

Il quadro che emerge dall’analisi tende a confermare la diagnosi di crisi della disciplina che questo blog ha spesso avanzato – diagnosi, anzi, da cui questo blog “Per la sociologia” ha preso le mosse. Come mostra la tabella 2, più della metà dei contributi dei sociologi in rivista sono stati pubblicati su riviste estranee sia alla classificazione Anvur, sia alla indicizzazione ISI/Scopus: un dato per molti aspetti impressionante e meritevole di approfondimento, su cui ci soffermeremo nel prossimo paragrafo.

Le riviste di fascia A, nel complesso, risultano ben poco praticate dai sociologi ordinari e associati italiani: esse coprono un misero 16,8% delle pubblicazioni considerate, e questo nonostante la relativa ampiezza della classe (sono ben 13 le riviste di area sociologica “promosse” in questa classe dal GEV14, contro, per esempio, le 4 del settore politologico). Il SSD che meno frequenta quella che potremmo chiamare (con qualche precauzione) l’élite delle riviste è SPS/12 (Sociologia del diritto), seguito da SPS/11 (Sociologia dei fenomeni politici). Sociologi economici e sociologi dell’ambiente sono i maggiori utilizzatori di riviste in fascia A (si intende, utilizzatori in quanto autori). La distanza tra SSD è significativa: la percentuale di pubblicazioni di sociologi economici in fascia A (area sociologica) è più di tre volte la percentuale analoga dei sociologi del diritto e della devianza, e il doppio di quella dei sociologi politici. Questo dato va però letto sullo sfondo delle scelte compiute dal GEV14 rispetto a chi includere nella fascia A, che hanno premiato alcune riviste e penalizzato altre, non sempre sulla base di criteri di merito perfettamente trasparenti e condivisibili (per esempio, la scelta di includere in A Sociologia urbana e rurale ma non Sociologia del diritto, scelta non auto-evidente, ha come conseguenza la distribuzione di cui alla tabella 2, in cui il SSD della sociologia dell’ambiente si presenta “meglio” del SSD della sociologia giuridica). Inoltre, e questo vale soprattutto per sociologia giuridica, è plausibile pensare che una buona parte delle pubblicazioni di taglio più specialistico di questi settori, che una volta si sarebbero detti di “sociologia applicata”, finisca in riviste non sociologiche (quindi classificate nella nostra analisi come residuali).


Tab. 2. Distribuzione della fascia delle riviste, secondo il SSD (valori percentuali)
-------------------------------------------------------------------------------
Settore scientifico-disciplinare    |    n        A     B     C    I+S    X
-------------------------------------------------------------------------------
SPS/07 Sociologia Generale          |  3.200    17,5  17,8   8,0   9,7  47,1
SPS/08 Sociologia dei Proc Cult     |  2.301    12,1  16,6   7,3   8,1  55,8
SPS/09 Sociologia dei Processi Econ |  1.442    24,3  15,7   2,7  14,6  42,8
SPS/10 Sociologia dell'Ambiente     |    477    24,7   5,0   5,2  10,7  54,3
SPS/11 Sociologia dei Fenomeni Pol  |    306    12,4  17,6   8,5   4,6  56,9
SPS/12 Sociologia Giuridica, ecc.   |    508     7,3  10,6  14,2   5,1  62,8
                                    |
Totale Sociologia                   |  8.234    16,8  15,9   7,1   9,7  50,5
                                    !
(n)                                 |          1.381 1.309   587   797 4.160
-------------------------------------------------------------------------------


Per ridurre il bias derivante dall’utilizzo di indicatori che non sono indipendenti dalla strutturazione del campo disciplinare in segmenti non solo mutuamente esclusivi ma anche in competizione se non conflitto tra loro (le “famigerate componenti”), abbiamo quindi rianalizzato i dati adottando un criterio restrittivo che fa riferimento alla sola dimensione internazionale della disciplina. Abbiamo perciò considerato come proxy di qualità unicamente le indicizzazioni ISI e Scopus (inclusive delle due uniche riviste italiane presenti in questi repertori), usando come indicatore la percentuale di pubblicazioni su riviste indicizzate ISI e/o Scopus (Tab. 3). Secondo questo indicatore, il settore d’eccellenza è SPS/09 (probabilmente anche grazie al fatto che Stato e Mercato è indicizzata in Scopus), seguito a distanza da SPS/07. In terza posizione Sociologia dell’ambiente, che precede di poco Sociologia dei processi culturali. Buone ultime, ancora una volta, Sociologia giuridica e Sociologia dei fenomeni politici. Distinguendo tra ISI e Scopus (ISI è più restrittiva e rinomata della più recente Scopus), si ottiene qualche elemento di valutazione ulteriore. Mentre si conferma il primato di Sociologia economica, e si ripropone a grandi linee la graduatoria già vista, emerge anche una qualche distinzione nei segmenti bassi della disciplina, con SPS/11 che ha una minore presenza in Scopus rispetto a SPS/12, ma una maggiore presenza in ISI.

Tab. 3. Riviste indicizzate ISI/Scopus, secondo il SSD (valori percentuali)
------------------------------------------------------------------------------
Settore scientifico-disciplinare         |     ISI     SCOPUS     ISI e/o SCO
-----------------------------------------+------------------------------------
SPS/07 Sociologia Generale               |     6,3      11,2         14,2
SPS/08 Sociologia dei Processi Culturali |     4,0       8,0          9,9
SPS/09 Sociologia dei Processi Economici |    10,4      12,2         18,0
SPS/10 Sociologia dell'Ambiente e del Te |     6,3       8,4         11,3
SPS/11 Sociologia dei Fenomeni Politici  |     3,3       6,2          8,2
SPS/12 Sociologia Giuridica, della Devia |     1,0       8,9          9,1
                                         |
Totale Sociologia                        |     5,9      10,0         13,0
------------------------------------------------------------------------------


In conclusione, la sociologia economica si conferma il SSD dell’area sociologica a maggiore internazionalizzazione con buona presenza in riviste di qualità (o comunque riviste che hanno ottenuto sufficiente credito a livello internazionale da essere incluse nei due repertori citati). Una relativamente buona presenza internazionale registra la Sociologia generale – specie se si usa come proxy Scopus. Una più limitata presenza in riviste di riconosciuta qualità internazionale è invece ciò che caratterizza i settori SPS/11, SPS/12 e, seppure in misura minore, SPS/08. Si tratta di risultati ampiamente prevedibili, dobbiamo ammettere, sulla base di altri indicatori – incluse recenti polemiche che hanno interessato in particolare proprio il settore della Sociologia dei fenomeni politici, mostrandone le tante criticità interne e la forte autoreferenzialità. Resta comunque il dato complessivo di una ancora molto ridotta internazionalizzazione della disciplina in tutti i suoi SSD: l’assenza di riviste italiane nei repertori internazionali più selettivi, insomma, trova riscontro nella limitata propensione dei sociologi italiani (in particolare, di I e II fascia) a cercare sbocchi internazionali per le loro pubblicazioni.

Se pubblicano poco su riviste internazionali, tuttavia, lo stesso non può dirsi per le riviste nazionali e persino subnazionali. Come vedremo, è a queste sedi che i sociologi italiani fanno riferimento, se non proprio affidamento, nella loro ricerca di uno sbocco editoriale: una scelta insieme comoda e piuttosto miope.


2. Quante riviste! Quando il pluralismo è sintomo (e causa) di fragilità, e la demarcazione tra scienza e non-scienza è debole

Come riportato nella tabella 2, circa il 90% delle pubblicazioni dei sociologi italiani sono su riviste nazionali. Solo il 40% è su riviste accreditate dall’Anvur (nelle sue tre classi A, B, C). Oltre il 50% delle pubblicazioni su rivista dei sociologi italiani di I e II fascia, dunque, riguarda riviste non riconosciute dall’Anvur, né tantomeno da ISI/Scopus.

Tab. 4. Top Ten: Discipline sociologiche
----------------------------------------------------
                         Titolo     Cat    n   %cum
----------------------------------------------------
          SOCIOLOGIA DEL LAVORO      A    274   3,3
              SALUTE E SOCIETA'      B    265   6,5
RASSEGNA ITALIANA DI SOCIOLOGIA      A    171   8,6
                     SOCIOLOGIA      B    163  10,6
         QUADERNI DI SOCIOLOGIA      A    148  12,4
     SOCIOLOGIA URBANA E RURALE      A    138  14,1
            STUDI DI SOCIOLOGIA      A    128  15,6
                      IL MULINO      X    110  17,0
   SOCIOLOGIA E RICERCA SOCIALE      A    102  18,2
                    SOCIOLOGICA      A     90  19,3

                Totale prime 10                19,3
----------------------------------------------------


Ma che riviste dunque sono quelle in cui pubblicano i sociologi? Vale la pena guardare più da vicino i nostri dati, perché solo così si può toccare con mano da un lato la grande dispersione delle occasioni di pubblicazione, dall’altro la fragilità della disciplina. Qualche utile informazione la troviamo, per cominciare, nella tabella 4, che riporta la Top Ten delle riviste entro tutti i SSD sociologici: in breve, si tratta delle prime dieci riviste per numero di “prodotti” inseriti al CINECA (grosso modo, nel periodo 2002-2012, come detto). Curiosamente, le prime due riviste sono non generaliste, ma specializzate rispettivamente su problemi del lavoro e su salute e sanità. Al terzo posto troviamo la prima rivista generalista e di fascia A. Nel complesso, troviamo in questa Top Ten buona parte delle principali riviste di area sociologica esistenti in Italia – dalle più antiche (Quaderni di sociologia, Sociologia, RIS) alle più recenti (Sociologica, nata nel 2007). Tutte le “componenti” sono rappresentate, con una prevalenza di riviste di area cattolica (SRS e QS per Ais3; StS, SaS, S e SUR, per SPe; RIS per MiTo; due riviste meno identificabili “per componente” come SL e Sociologica). Troviamo però anche una rivista che, seppure storicamente importante per lo sviluppo e l’istituzionalizzazione della sociologia in Italia, non è da tempo annoverabile tra le riviste scientifiche e, infatti, non è stata inclusa nel rating Anvur: Il Mulino. Ma il dato più impressionante è il seguente: le prime dieci riviste per numero di pubblicazioni coprono meno del 20% delle pubblicazioni in esame. In altri termini, oltre l’80% delle pubblicazioni in rivista dei sociologi di I e II fascia è reperibile su riviste che non sono le maggiori o le più centrali.

Tab. 5. Top Ten: SPS/07
----------------------------------------------------
                         Titolo     Cat    n   %cum
----------------------------------------------------
              SALUTE E SOCIETA'      B    196   6,1
                     SOCIOLOGIA      B    109   9,5
   SOCIOLOGIA E RICERCA SOCIALE      A     94  12,5
         QUADERNI DI SOCIOLOGIA      A     80  15,0
            STUDI DI SOCIOLOGIA      A     78  17,4
RASSEGNA ITALIANA DI SOCIOLOGIA      A     62  19,3
                    SOCIOLOGICA      A     56  21,1
                      IL MULINO      X     49  22,6
     QUADERNI DI TEORIA SOCIALE      C     37  23,8
          SOCIOLOGIA DEL LAVORO      A     37  24,9

                Totale prime 10                24,9
----------------------------------------------------


Tab. 6. Top Ten: SPS/08
----------------------------------------------------
                         Titolo     Cat    n   %cum
----------------------------------------------------
RASSEGNA ITALIANA DI SOCIOLOGIA      A     57   2,5
 SOCIOLOGIA DELLA COMUNICAZIONE      B     45   4,4
 SOCIOLOGIA E POLITICHE SOCIALI      A     41   6,2
          COMUNICAZIONI SOCIALI      B     41   8,0
          SOCIOLOGIA DEL LAVORO      A     39   9,7
            STUDI DI SOCIOLOGIA      A     37  11,3
                  IN-FORMAZIONE      X     35  12,8
     PROBLEMI DELL'INFORMAZIONE      C     35  14,3
                      IL MULINO      X     34  15,8
              SALUTE E SOCIETA'      B     31  17,2

                Totale prime 10                17,2
----------------------------------------------------


Nelle tabelle 5 e 6 riportiamo analoghe classifiche Top Ten per i due principali SSD sociologici: Sociologia generale e Sociologia dei processi culturali. Spicca, nel caso di SPS/08, l’anomalia di “In-Formazione”: rivista non riconosciuta dal’Anvur che, tuttavia, figura al settimo posto nella Top Ten delle riviste con maggior numero di pubblicazioni registrate al CINECA per questo SSD. L’influenza negativa di questa presenza sulla misura della “qualità” delle pubblicazioni dei sociologi afferenti a Sociologia dei processi culturali e comunicativi non può, anzi non deve, sfuggire. Più interessante è comunque la tabella 7, che presenta la percentuale di pubblicazioni coperte dalle prime dieci riviste, secondo il SSD. Come si vede, la proporzione varia in modo significativo, con SPS/08 in testa (solo il 17% di pubblicazioni nelle prime 10 riviste) seguita da SPS/07 (circa il 25%). Le sociologie applicate mostrano una maggiore concentrazione di pubblicazioni in un numero ristretto di riviste – presumibilmente anche per via del minor numero di riviste disponibili alle varie specializzazioni d’area.


Tab. 7. Percentuale di pubblicazioni nelle prime 10 riviste, secondo il SSD
------------------------------------------------------
SPS/07                 24,9
SPS/08                 17,2
SPS/09                 35,9
SPS/10                 37,9
SPS/11                 32,4
SPS/12                 40,7

Totale Sociologia      19,3
-------------------------------------------------------

Per quanto utile in prima approssimazione, questo indicatore non è però esaustivo, e di certo non può leggersi anche come indice di dispersione o frammentazione. Per questo, abbiamo calcolato una serie di misure ad hoc, riportate nella tabella 8.


Tab. 8. Misure di dispersione e concentrazione delle pubblicazioni su rivista, secondo il SSD
--------------------------------------------------------------------------
                           |    N     pub_ma    pub_sd   singoli    gini
-----------------------------------------+--------------------------------
SPS/07 Sociologia Generale |   826      3,9      10,7      55,3     63,2
SPS/08 Sociologia Proc Cult|   716      3,2       5,8      59,1     57,7
SPS/09 Sociologia Proc Ec  |   403      3,6      11,1      56,1     61,7
SPS/10 Sociologia Amb.     |   202      2,4       6,6      66,8     50,4
SPS/11 Sociologia Fen Pol  |   117      2,6       2,8      53,0     45,6
SPS/12 Sociologia Giuridica|   140      3,6       5,6      58,6     59,4
                           |
               Sociologia  | 1.661      5,0      15,1      51,9     68,2
---------------------------------------------------------------------------
LEGENDA
N = numero di riviste
pub_ma = media aritmetica del numero di pubblicazioni per rivista
pub_sd = deviazione standard del numero di pubblicazioni per rivista
singoli = pct. riviste con una sola pubblicazione
gini = indice di concentrazione di Gini della distribuzione del numero di pubblicazioni per rivista


Come si vede, il 52% delle riviste in cui pubblicano i sociologi italiani sono riviste che compaiono nel data base CINECA (area sociologica) una sola volta: esse compaiono, cioè, in virtù di un’unica pubblicazione. Considerando che sono ben 1.661 (!!!!) le riviste e periodici citati nelle schede CINECA compilate dai sociologi, questo vuol dire che circa 800 di queste riviste hanno pubblicato un solo articolo di un sociologo nel periodo 2002-2012. In alcuni casi si tratta di riviste straniere (talvolta internazionali) di scienze sociali in cui solo una volta la sociologia italiana ha fatto sentire la sua voce nel corso del decennio considerato. Sono riviste come – per fare giusto qualche esempio tra i molti possibili – “Socio-logos”, la “Revista internacional de sociologia”, “Zeitschrift für Familienforschung”, “Education et sociétés, “Sustainability”, la “Revista iberoamericana de juventud” ecc. In qualche caso, si tratta di riviste anche di un certo rilievo se non di eccellenza (indicizzate Scopus o ISI), che per ragioni varie sono poco frequentate dai sociologi italiani (a volte perché non facilmente “abbordabili”, come AJS, altre volte per il fuoco tendenzialmente nazionale, come “Ethnologie française”). Ma più spesso, e tipicamente come ci mostra la tabella 9, si tratta di riviste che solitamente non ospitano scritti di sociologi – anzi, non ne ospitano mai eccetto che in una occasione. Circa l’80% delle riviste “mono-pubblicazione” (chiamiamole così, per comodità) sono infatti classificabili come di fascia X, la nostra fascia residuale, in cui trovano posto le riviste che non solo non sono indicizzate in ISI/Scopus, ma non sono state neppure riconosciute dall’Anvur come afferenti all’area delle scienze sociali. E’ un dato impressionante, che segnala non solo una dispersione di forze ma anche, e soprattutto, una ipertrofia di pubblicazioni occasionali e prive di progetto.



Tab. 9. Distribuzione percentuale delle classi di riviste, secondo il numero di pubblicazioni 
dichiarate dai sociologi italiani (tutti i SSD).
------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------
          |                     Numero pubblicazioni |
          |        1         2       3-4      5-10     11-20       21+ |   Totale
----------+------------------------------------------------------------+---------------
        A |      0,2       0,0       0,0       0,6       2,3      18,5 |      1,0
        B |      0,4       0,4       2,0       2,9       4,6      29,2 |      2,2
        C |      0,4       0,4       0,5       3,5       5,7      18,5 |      1,7
  ISI+SCO |     19,5      24,1      21,2      17,0      11,5       1,5 |     19,1
        X |     79,5      75,1      76,3      76,0      75,9      32,3 |     76,0
          |                                                            |
   Totale |    100,0     100,0     100,0     100,0     100,0     100,0 |    100,0
          |                                                            |
      (n) |      862       273       203       171        87        65 |    1.661
----------+------------------------------------------------------------+----------------


Quanto (poco) queste riviste “mono-pubblicazione” possano risultare significative per la disciplina è facile immaginare, così come immaginabile è il (non) controllo dei pari che su queste pubblicazioni può essersi esercitato. Troviamo qui, per dare qualche informazione aggiuntiva rispetto al dato statistico, e forse anche qualche nota di colore, periodici (per lo più sconosciuti, spesso di rilevanza solo locale o molto settoriale, e in qualche caso dai nomi più improbabili) come Abruzzo Contemporaneo, Accaparlante, Accenti, Arco di Giano, Astrolabio, Cenobio, Contributi di Ricerca Crenos, Crescita Turismo, Dalla Parte del Torto, Essere Comunisti, Filmcritica, Governareper, Il Cannocchiale, Il Delfino, Il Portolano, Il Seme Sotto la Neve, Intelligence & Storia Top Secret, Ipab Oggi, L’Ape Ingegnosa, L’Idomeneo, L’Invito, L’Italia Francescana, La Furia Umana (che di pubblicazioni di sociologi ne conta a dirla tutta ben 4, come “Lancillotto e Nausica” peraltro), Missione Oggi, Osteoporosi.it, Per Aspera ad Veritatem, Piemonte Parchi, Poli-Femo, Post Scritpum, Pragma, Prove di Drammaturgia, Quaderni d’Altri Tempi, Quis Ut Deus, Rivista Abruzzese (con ben 3 pubblicazioni), Sestante, Slow, Studi di Museologia Agraria, Tuttoscuola, Vita Consacrata, e via di questo passo. Non manca “Il Bradipo”, il cui sottotitolo (“Rivista multimediale periodica di Socioterapia e vita quotidiana”) esprime in modo eloquente la sua destinazione d’uso.

Come mostra la tabella 8, i sociologi dell’ambiente e quelli dei processi culturali, più spesso dei loro colleghi, pubblicano in periodici che con la disciplina hanno un rapporto occasionale e del tutto contingente. L’indice di concentrazione di Gini – che in questo caso si riferisce alla distribuzione del numero di pubblicazioni per rivista ed è compreso tra 0 (minima concentrazione) e 100 (massima concentrazione) – varia in effetti non poco a seconda del SSD: il minimo si registra tuttavia (ancora una volta) per Sociologia dei fenomeni politici (indice = 46), seguita da Sociologia dell’ambiente (50) e da Sociologia dei processi culturali (58). La concentrazione più elevata si registra tra i sociologi generali (63). Come vedremo, l’indice di concentrazione aggregato non è comunque tale da caratterizzare negativamente (ma neppure positivamente!) la sociologia rispetto ad altre discipline sociali e politiche.

Cerchiamo di leggere questi dati, di darne una interpretazione sociologica. Non ci sono dubbi che maggiore è il numero di riviste e rivistucole su cui i membri della professione sociologica pubblicano – maggiore, cioè, è la dispersione e frammentazione del lavoro sociologico in rivoli di scarsa entità – minore è il grado di istituzionalizzazione della disciplina, minore è la comunicazione intra-professionale e maggiore è la sua fragilità intellettuale. Si potrebbe obiettare che è proprio questa dispersione ciò che consente alla sociologia di essere una risorsa pubblica, e che la presenza diffusa di voci sociologiche nei media a ogni livello (da nazionale  a regionale sino a cittadino) e in sfere del sapere anche diverse, se non lontane, dalla disciplina sia sintomo di forza e non di fragilità. Concediamo che in alcuni casi pubblicare su riviste o periodici non professionali, e persino non scientifici, possa essere un elemento positivo: dopo tutto, il sociologo si qualifica anche per la sua capacità di parlare a un pubblico di non esperti a proposito di problemi sociali più o meno rilevanti e urgenti, portando la sua esperienza e competenza professionale che è anche competenza scientifica. Alcuni titoli che troviamo nella lista lasciano immaginare che di questo si tratta: La Stampa, Il Manifesto, Micromega, Reset…

Il problema, però, non è la presenza di scritti di sociologi su questi periodici. Il problema ha a che fare con il modo in cui questa presenza viene articolata con l’identità del sociologo. Nulla vieta (e di certo non lo vietiamo noi) a un sociologo, in quanto autore/scrittore/esperto, di pubblicare su riviste e periodici di intervento pubblico e dibattito politico. Ciò che fa specie è che una parte non piccola della produzione dei sociologi italiani finisca in questo genere di attività pubblicistica e, soprattutto, che essa possa essere inclusa – da parte dei loro stessi autori – nell’attività scientifica e professionale, e fatta passare come attività di sociologo accademico. Il dubbio che al sociologo italiano spesso sfugga il valore e il senso della linea di demarcazione tra sociologia come scienza (o almeno come disciplina) e intervento politico-culturale è in effetti forte. Che possa trasgredirla o annebbiarla intenzionalmente – cosa plausibile e possibile – non migliora di molto la situazione. Esserci o farci in questo caso producono il medesimo effetto: che è l’indebolimento, se non lo sgretolamento, dello statuto della sociologia in quanto disciplina accademica.

In breve, invece di lavorare per pubblicare su riviste di riconosciuta reputazione professionale, riviste che siano centrali nel campo accademico in cui opera la disciplina, riviste che abbiano anche una visibilità nazionale se non internazionale in quanto luoghi del dibattito scientifico, sembra che il sociologo italiano medio abbia una spiccata vocazione per il localismo e l’anti-specialismo – se non per il “tuttologismo” che, come sappiamo, è uno dei mali storici della sociologia, in parte superato in altri contesti nazionali, ma che ancora segna pesantemente l’identità della disciplina (se così si può dire) nel nostro paese. Alcuni SSD sembrano maggiormente esposti al rischio di localismo e tuttologismo: la Sociologia dei processi culturali, la Sociologia dell’ambiente e la Sociologia politica. Ma il quadro non cambia di molto se si passa agli altri SSD in cui si articola la disciplina. Anche la sociologia economica soffre di questa sindrome da tappabuco, per cui ogni occasione di pubblicazione non va sprecata, contribuendo anch’essa allo spreco collettivo di risorse e di status che ha caratterizzato la sociologia italiana negli ultimi decenni.


3. La sociologia e le altre scienze politico-sociali

Qualche utile elemento di giudizio offre l’analisi comparata della sociologia con altre discipline dell’area 14, in particolare con la Filosofia politica, la Scienza politica, la Storia delle istituzioni politiche, la Storia delle relazioni internazionali e gli studi d’area (Storia e istituzioni dell’Asia, delle Americhe e dell’Africa). La tabella 10 mostra che i mali della sociologia sono diffusi a tutta l’area delle scienze politiche e sociali – in alcuni casi, anche più accentuati. In alcuni SSD, la fascia residuale supera addirittura il 70%. La tabella mostra però anche chiaramente la variabilità interna all’area per SSD rispetto all’internazionalizzazione e alla distribuzione di qualità. In particolare, mostra la più elevata internazionalizzazione della Scienza Politica rispetto alla sociologia (ma anche a tutte le altre discipline politologiche), nonché la relativamente minore dispersione delle pubblicazioni in riviste non riconosciute dall’Anvur e non indicizzate in ISI/Scopus.


Tab. 10. Distribuzione della fascia delle riviste, secondo il SSD (valori percentuali)
-------------------------------------------------------------------------------
        Settore scientifico-disciplinare |    n      A     B     C    I+S    X
-----------------------------------------+-------------------------------------
SPS/01 Filosofia politica                |  1.154   3,8  17,3   6,8   7,6  64,5
SPS/02 Storia delle Dottrine Politiche   |  1.082   3,5  21,8   3,1   5,7  65,8
SPS/03 Storia delle Istituzioni Politich |    467   0,2  24,2   3,9   9,0  62,7
SPS/04 Scienza Politica                  |  2.297  11,5  14,5   6,5  18,3  49,2
SPS/05 Storia e Istituzioni delle Americ |    211   0,5   9,0   1,4  16,6  72,5
SPS/06 Storia delle Relazioni Internazio |    446   0,0   0,9   7,4   4,7  87,0
SPS/13 Storia e Istituzioni dell'Africa  |    374   0,3  29,7   0,5   7,0  62,6
SPS/14 Storia e Istituzioni dell'Asia    |    166   2,4  10,8   5,4   7,8  73,5
                                         |                                     
Totale discipline politologiche          |  6.197   5,7  16,7   5,3  11,4  60,9
Totale discipline sociologiche           |  8.234  16,8  15,9   7,1   9,7  50,5
                                         |                                     
Totale Area 14                           | 14.431  12,0  16,2   6,3  10,5  55,0
-------------------------------------------------------------------------------


Vale la pena notare la più contenuta presenza, nella Scienza Politica, di pubblicazioni in fascia A secondo il rating Anvur – 11,5% contro il 16,8% dell’intera area sociologica. Questo dato va tuttavia letto sullo sfondo della assai più ridotta ampiezza di quella classe nell’area politologica rispetto a quella sociologica (solo 4 riviste, di cui 2 di riferimento per la SP, contro le 13 delle discipline sociologiche). Peraltro, se si considera che le pubblicazioni di classe I+S sono almeno equivalenti a quelle di classe A, il profilo di maggior qualità della Scienza Politica rispetto alla Sociologia nel suo insieme emerge nitidamente (18,3 + 11,5 > 9,7 + 16,8). Sospettiamo che la storia della disciplina – e in particolare l’assenza al suo interno di stabili contrapposizioni tra gruppi mutuamente esclusivi e in rapporti volta a volta di conflitto e collusione, pur in presenza di minoranze attive intellettualmente capaci di esprimere pluralismo culturale ma sempre nel quadro di una condivisione di regole di governo della disciplina finalizzate alla promozione del merito e alla difesa non ottusa dei confini – sia ciò che meglio può spiegare questa eccellenza (quantomeno relativa). La sociologia dovrebbe prendere esempio.


Maurizio Pisati e Marco Santoro




2 commenti:

  1. Citando (o parafrasando se si preferisce) Goldthorpe, si potrebbe dire che anche qui si osserva un doppio scandalo: quello evidente dai risultati qui presentati e quello della mancata consapevolezza di tale scandalo. La premessa di valore che informa l'articolo (secondo cui le riviste sono il "segmento che, almeno in linea di principio, dovrebbe coprire la maggior parte dei prodotti del lavoro professionale del sociologo") infatti è contraddetta dalla pratica, dura a morire, di dare molto più valore nelle valutazioni comparative alle monografie (quali che esse siano) invece che agli articoli (su riviste qualificate, ovviamente).

    Renzo Carriero
    Università di Torino

    RispondiElimina
  2. "Approfitto dell'interessante e utile articolo di Maurizio Pisati e Marco Santoro - sulle analisi dei quali mi riservo di intervenire con commenti in un secondo tempo - per chiedere ai colleghi ordinari a quanti di loro sia accaduto il pernicioso inconveniente di non riuscire a inviare la propria domanda di inclusione nelle liste di potenziali commissari per l'abilitazione nazionale. Un sibillino problema informatico mi ha prima fatto credere di aver concluso la procedura, per poi - a tempi ahimé irrimediabilmente scaduti - rivelare invece che il file non era stato correttamente salvato. A nulla sono valsi i miei successivi tentativi di porre rimedio per via amministrativa, poiché l'inconveniente informatico non ha lasciato alcuna traccia.

    M. Luisa Bianco (Università del Piemonte Orientale)"

    RispondiElimina

Il tuo commento verrà visualizzato dopo qualche ora dall'invio. Affinché il tuo post sia pubblicato è necessario inserire in calce il tuo nome e cognome per esteso e la tua afferenza accademica: es: Mario Rossi (Università di Roma). Se dopo 24 ore non vedi il tuo post, o se hai dubbi, scrivi direttamente una mail a perlasociologia@gmail.com