martedì 1 luglio 2014

Ancora sull'ASN

Segnaliamo, su richiesta di Umberto Melotti, la pubblicazione sul Forum AIS della lettera di un gruppo di non abilitati alla recente ASN che critica le procedure seguite dalle tre commissioni per la sociologia. Il link alla lettera è:


http://www.ais-sociologia.it/forum/tutto-quello-che-avreste-voluto-sapere-sullasn-ma-non-avete-mai-osato-chiedere-3769


mercoledì 19 febbraio 2014

Lettera di 11 sociologi in pensione

Riceviamo e volentieri pubblichiamo. Sul forum dell'AIS, dove la stessa lettera è stata pubblicata il 17 febbraio scorso, possono leggersi la replica della Presidente e del Vice Presidente dell'Associazione, nonché alcuni primi commenti.



Al direttivo AIS e al Collegio dei saggi

A distanza di pochi mesi la sociologia italiana si è trovata a doversi confrontare con due processi di valutazione che sono sfuggiti alle consuete pratiche correntizie: la Valutazione sulla qualità della ricerca e l’Abilitazione scientifica nazionale. Come nessuna altra associazione scientifica ha fatto, il direttivo dell’AIS ha contestato criteri e procedure sia della VQR sia della ASN, ha apertamente preso posizione contro i risultati e messo in discussione l’operato dei valutatori e dei commissari, spingendosi fino a proporre di eleggere chi è chiamato a valutare, con l’inevitabile effetto di far valere la forza dei numeri sull’autorevolezza scientifica. A dire il vero era già accaduto che gli indirizzi suggeriti dagli esiti del CIVR per la produzione sociologica 2000-2003 venissero ignorati dall’AIS (con grave danno per gli studiosi più giovani). Ma questa volta il rifiuto di confrontarsi con valutazioni adottate secondo standard propri di tutte le comunità scientifiche e giudizi espressi da commissari qualificati e non eletti da cordate è stato esplicito e durissimo.
Nel dibattito sulla ASN che si è aperto sul sito AIS sono state enfatizzate le posizioni più critiche verso l’operato delle commissioni, mentre sono state rapidamente oscurate quelle più pacate che tentavano di mettere in luce i seri problemi che affliggono la sociologia italiana in un contesto di crescente internazionalizzazione della ricerca scientifica in tutti i campi.
Si è così arrivati alla pubblicazione sul sito dell’AIS di un documento in cui una quarantina di colleghi (quasi tutti non idoneati) attacca pesantemente e personalmente un commissario con motivazioni discutibili e invita a un ricorso collettivo contro i risultati di una commissione dell’area sociologica. Solo tardivamente il direttivo ha preso cautamente le distanze da forme di critica che assomigliano a veri e propri linciaggi. Questi comportamenti squalificano e delegittimano i sociologi agli occhi della comunità scientifica molto più dell’esito delle valutazioni.
Noi firmatari di questa lettera siamo sociologi ormai in pensione, che hanno partecipato alla fondazione dell’AIS molti anni fa. Non siamo quindi spinti a scrivere da un qualche interesse a intervenire nelle carriere dei colleghi più giovani, che non dipendono dai nostri giudizi, ma dalla speranza di lasciar loro una “eredità” costituita dai contributi positivi che la sociologia italiana ha dato alla comunità scientifica internazionale e non da modalità di intervento pubblico che ne danneggiano gravemente l’immagine.
Chiediamo quindi che il direttivo dell’AIS si impegni a non dare mai più spazio a documenti volti a diffamare dei colleghi, e ad aprire invece una seria e documentata discussione sullo stato della sociologia italiana, che prescinda dal risentimento dei non idoneati e delle sedi che hanno ricevuto una più bassa valutazione e vada oltre la nefasta divisione in cordate. Se non vi fosse questo impegno, riteniamo che per rappresentare la sociologia italiana si renderebbero necessarie altre forme associative, legittimate da una maggiore autorevolezza scientifica e correttezza nei rapporti professionali.


Arnaldo Bagnasco, Laura Balbo, Marzio Barbagli, Raimondo Catanzaro, Francesco Paolo Cerase, Piergiorgio Corbetta, Roberto Moscati, Massimo Paci, Angelo Pichierri, Marino Regini, Emilio Reyneri, Chiara Saraceno

martedì 18 febbraio 2014

Lettera di Marradi a Barbieri

Riceviamo e volentieri pubblichiamo.


Caro prof. Barbieri:

non ho il piacere di conoscerla, e — per il fatto che al momento risiedo e insegno a Buenos Aires — ho ricevuto ora da un allievo la sua lettera aperta di qualche giorno fa. Visto che la sua lettera commenta il documento che da qui ho co-firmato ormai parecchio tempo fa, vorrei svolgere alcune considerazioni a proposito. Non mi soffermo molto, invece,  sulla sua precedente lettera aperta del 31 gennaio in cui commenta un documento che lei chiama Maturo et al., usando espressioni pesantissime (come ‘macchina del fango’)  che per ora si erano sentite solo nella tv spazzatura tanto cara ai nostri uomini politici. Non mi ci soffermo perché non conosco (per i motivi che le dirò presto) il documento che lei attacca, e quindi non posso valutare se merita le espressioni che gli ha dedicato. Peraltro, osservo sommessamente che, se il documento Maturo et al. si limita ad osservare  — senza aggettivi — che è strano che un commissario giudichi come sociologo degno di considerazione un collega che viene dalla biologia, e sostanzialmente vi resta, mentre non dà lo stesso giudizio su decine di sociologi, non tutti giovani, che da anni o decenni insegnano la materia in posizioni di responsabilità nelle loro sedi,  allora non mi pare che gli estensori meritino questo insulto.

lunedì 10 febbraio 2014

PER UNA SERIA RIFLESSIONE SULLO STATO DELLA SOCIOLOGIA ITALIANA / 2


Mi spiace dover rispondere alle infondate critiche di Bianco, Giovannini, Marradi, Rositi, Sciolla e Sgritta, per alcuni dei quali ho grande stima. Ma il loro commento al mio intervento richiede delle doverose precisazioni.
Io mi ero limitato a sottolineare il forte isomorfismo tra i risultati della recente ASN e quelli dei due esercizi di valutazione delle ricerca, il CIVR per gli anni 2000-2003 e la VQR per gli anni 2004-2010. Ragionando sempre sui grandi numeri (l’unico modo di non cadere nella polemica “pro domo mea”), da tutti e tre le procedure risultano significative differenze tra le aree disciplinari e le sedi universitarie in cui lavorano i sociologi italiani. Nei libri gialli si suole dire che tre indizi fanno una prova. Se così fosse, sarebbe lecito sostenere che nell’ultimo decennio la qualità della ricerca è mediamente migliore nella sociologia economica che nella sociologia generale[1] e nei dipartimenti dell’Italia settentrionale piuttosto che in quelli dell’Italia centro-meridionale. Naturalmente, sempre nel quadro di un risultato complessivo “non molto brillante” (come recita un po’ eufemisticamente il rapporto del GEV14 della VQR) a causa della perdurante situazione di “arretratezza e provincialismo delle scienze sociali e politiche italiane”, quale è testimoniato da “scarso numero di pubblicazioni in inglese e scarsa presenza di articoli e in particolare di articoli pubblicati in riviste internazionali” (come recitava il rapporto del panel 14 del CIVR).

martedì 4 febbraio 2014

PROBLEMI DI METODO, NEOLIBERISMO E SCIENTISMO: (ancora) UN COMMENTO a Bianco e coautori e a Maturo e cofirmatari


Cari colleghi,

Mi scuso per il tono telegrafico e quindi necessariamente pedante. Tutta questa polemica parte dalla pretesa (legittima in sé) di alcuni/e colleghi/e di discutere di come un insieme di "punteggi" (dicotomizzati 0/1) si distribuiscano. Si vuol criticare tale distribuzione e si accusa qualcuno di aver scientemente (scientisti infami, vil razza dannata) distorto tale distribuzione per arrivare ad un determinato esito (del tipo: più nord meno sud, più bianchi e meno neri, più belli meno brutti, più saccenti-allineati e meno intelletti non-svenduti, più comparse 'asservite' e meno étoiles...). In sostanza si vuole sindacare su un fenomeno che, per poter essere commentato/giudicato/compreso, va analizzato secondo le regole e gli standard ('parola che dice tutto', infatti) delle scienze sociali quantitative. No way out!
Quindi è il caso di puntualizzare un paio di cose.

 1) E' NON SOLO INUTILE MA ERRATO COMPARARE MEDIE AGGREGATE, QUANDO SI PRETENDE DI DIRE QUALCOSA SULLE DETERMINANTI DELLA DISTRIBUZIONE DI UN QUALSIASI FENOMENO. Ci sono rischi di selection bias, di eterogeneità non osservata, di fattori determinanti che non possono essere bypassati allegramente. Ciò è invece proprio quello che fanno i firmatari del documento “Dove va la sociologia?”. E sbagliano. Spiace che colleghi tanto navigati cadano in errori da studenti.

domenica 2 febbraio 2014

DOVE VA LA SOCIOLOGIA 2. Riflessioni e commenti

Riceviamo e volentieri pubblichiamo il secondo documento firmato da Bianco, Giovannini, Marradi, Rositi e Sciolla.  Il documento, già pubblicato in altre sedi, riprende e commenta il post di Barbera e Santoro ("Avanti con giudizio. Riflessioni agrodolci su riflessioni amare") e l'analisi di Reyneri a partire dai dati della VQR ("Per una seria riflessione sullo stato della sociologia"), entrambi pubblicati nei giorni scorsi su questo blog. Ci auguriamo che il dibattito prosegua, anche alla luce dei risultati dei lavori della terza e ultima commissione di sociologia (14/C2), adesso disponibili. Il documento viene pubblicato nella versione inviataci e pervenutaci. Corre l'obbligo di precisare, tuttavia, che la nota 1, che critica un post pubblicato da Luigi Pellizzoni in questo blog ("Il vezzo nazionale") ha dato luogo a una polemica (l'autore ha replicato che le cose stanno in modo completamente diverso), di cui i lettori interessati trovano documentazione sul Forum AIS e nel blog ROARS.

1. Benché tirati da tutte le parti, con grazia o con malanimo, vorremmo cercare di mantenerci sul terreno che avevamo scelto fin dall’inizio, quello di una seria e pacata discussione su cosa attenda la sociologia italiana e sulle trasformazioni che non da oggi la stanno investendo. Naturalmente non abbiamo evitato, e non lo faremo nemmeno in questo secondo documento, di confrontarci con quell’evento che è l’Abilitazione Scientifica Nazionale, vuoi per la nettezza con la quale si presenta, vuoi per la forte accelerazione che potrebbe imprimere ai processi in corso, vuoi infine per limitarne e contrastarne, se possibile, gli effetti a nostro parere più dannosi e ingiusti – per i singoli e per la comunità sociologica.
Dove va la sociologia è uscito il 3 gennaio 2014 a pochi giorni di distanza dalla pubblicazione dei risultati dell’ ASN. È stato il primo documento a prendere posizione su questa infelice vicenda. Da allora, gli interventi sono stati numerosissimi e hanno coperto tutto il continuum espressivo tollerato da chi li ospitava: da rapidi commenti di poche righe a scritti a forte valenza interpretativa (vedi Borrelli, Campelli e altri) fino a contributi disciplinarmente strutturati e ben documentati (Chiesi; Freschi, Mete e Sciarrone; Di Franco; Anzera e Pintaldi; ecc…).

venerdì 31 gennaio 2014

VANDEA ACCADEMICA O MACCHINA DEL FANGO?


Sul sito AIS è stata pubblicata in data 30 gennaio 2014 una lettera collettiva dal titolo "Per la sociologia o per la biologia?" (http://www.ais-sociologia.it/forum/per-la-sociologia-o-per-biologia-3512) in cui viene personalmente e apertamente accusato UN commissario di area 14/C1 (ex sps07-11-12) per un giudizio espresso su UN candidato, i cui lavori scientifici appaiono a cavallo fra genetica, biologia e sociologia. Mentre non ritengo di potermi esprimere sul caso specifico - vuoi perché non mi sento competente in materia, vuoi perché penso che la commissione abbia già espresso il solo giudizio rilevante su questa come su tutte le altre idoneita' concesse o negate, credo di dovermi esprimere sulla macchina del fango messa in atto contro un commissario che si è prestato ad un ingrato lavoro, nonché collega che stimo. Ho scelto di non intervenire sul sito AIS perché trovo vergognoso che AIS si sia prestata a questa volgare operazione.

giovedì 30 gennaio 2014

SMOBILITARE IL RISENTIMENTO


In queste settimane abbiamo seguito con interesse, ma anche con crescente stupore, il dibattito che si è sviluppato all’interno della sociologia sui risultati dell’Abilitazione Scientifica Nazione. Ci ha stupito, in primo luogo, la percentuale di abilitati nei settori 14/C1 e 14/D1; in secondo luogo, il clima che si è venuto a creare nella nostra comunità accademica, che sembra sull’“orlo di una crisi di nervi”. Questo post non intende proporre un’ulteriore analisi dei risultati della ASN. Il fine è piuttosto quello di contribuire a spostare il fuoco del dibattito verso una riflessione più pacata e propositiva, come anche altri – per fortuna - hanno iniziato a fare (sia su questo sito sia su quello dell’Ais).
Sappiamo di trovarci in una posizione particolare, non essendo in commissione né tra i candidati all’abilitazione dei settori in discussione. Questo, naturalmente, non ci conferisce alcun punto di osservazione privilegiato, ma solamente un pizzico di distacco emotivo in più, che ci induce a puntare il dito non tanto verso il comportamento delle commissioni, quanto verso le norme che regolano l’abilitazione.
Inizieremo facendo un passo indietro – discutendo tre punti che ci hanno colpito nel dibattito sui risultati dell’ASN - per farne poi uno in avanti, in direzione della normativa.
1) Il numero di abilitati nei settori sociologici. Inutile girarci intorno, in entrambi i settori sociologici di cui sono stati pubblicati i risultati, le percentuali di abilitati risultano piuttosto contenute. In uno dei due (il 14/C1) sono molto basse. Basse rispetto a cosa?  Alla media di tutti gli altri settori concorsuali, così come alla media delle altre aree delle scienze umane e sociali (10-14) e alla quasi totalità dei settori a noi più vicini (politici, economici ecc.). Assumendo come termine di riferimento le aree “non bibliometriche”, per la prima fascia, il differenziale negativo dei nostri due settori (valore medio) oscilla tra un minimo del 9% (area 11) e un massimo del 26% (area 10). Va anche però aggiunto, che le “commissioni severe” non sono una prerogativa esclusiva della sociologia e che in tutte le aree (bibliometriche e non) si nota una forte variabilità interna nelle percentuali di abilitati. Per la prima fascia il campo di variazione spazia dal 12% all’83%! Nei settori delle scienze umane e sociali il range si restringe di poco: dal 12% al 69%.

mercoledì 29 gennaio 2014

La sezione ELO sul dibattito AIS-ASN

Riceviamo e volentieri pubblichiamo.


Il Consiglio Scientifico di AIS-ELO ha sottolineato di recente la necessità di rinviare gli interventi e i giudizi sulle procedure di valutazione per l’Abilitazione Scientifica Nazionale al momento in cui queste saranno chiuse e sarannno resi noti tutti i risultati. Tuttavia, le prese di posizione che si sono succedute negli ultimi giorni ci fanno ritenere opportuno un nostro primo contributo al dibattito in corso. 
Il Consiglio Scientifico di AIS-ELO ritiene, in primo luogo, che AIS nazionale debba dare voce e pari visibilità a tutte le posizioni che animano la nostra comunità sul tema della valutazione, già a partire dal sito web dell’Associazione, dove è opportuno che venga assegnata la stessa collocazione ai vari interventi; collocarne alcuni nella sezione “Ultimi commenti” e altri nelle “News” (quindi nella homepage) dà una diversa visibilità e rilevanza alle varie posizioni, non consentendo ai soci di inquadrare al meglio il dibattito.

domenica 19 gennaio 2014

DUE VARIABILI NON BASTANO. Un commento sulle differenze territoriali nell’abilitazione alla prima fascia


I colleghi Freschi, Sciarrone e Mete hanno pubblicato su ROARS un interessante post dal titolo “14/C1. Colpito e affondato!” nel quale presentano i risultati di un’analisi quantitativa condotta sui risultati dell’ASN nel settore 14/C1. E’ un peccato che il loro post non sia apparso (anche) su questo blog, ma è facile accedervi, per chi lo desidera.
Tra i risultati messi in luce dalla loro analisi vi è la forte differenziazione territoriale degli abilitati, in gran parte concentrati negli atenei del nord. Questo è anche un punto sottolineato dalla lettera di Bianco e colleghi che, senza mezzi termini, hanno definito tale risultato come “un tentativo (consapevole o meno) di imporre a tutta la sociologia italiana un modello di prevalente ispirazione “scientista” e (acriticamente) “anglosassone”, che nel nostro paese è fortemente concentrato negli atenei del Nord”. Freschi e colleghi, più sobriamente, si limitano a fornire i dati in maniera più disaggregata e li riassumono dicendo semplicemente che “è dunque evidente un notevole squilibrio territoriale”.
Se tale conclusione è sotto gli occhi, tuttavia non è così immediato inferirne le cause. Incrociare area geografica e percentuale di abilitati per area non è di per sé sufficiente per avvalorare il sospetto di una discriminazione a sfavore degli atenei meridionali. Vi sono infatti due problemi che possono influire sulla relazione in esame: eterogeneità non osservata e distorsione da selezione del campione (nel famigerato linguaggio scientista anglosassone detti “unobserved  heterogeneity” e “sample selection bias”). Al primo hanno già accennato Barbera e Santoro nella loro replica alla lettera di Bianco e colleghi, ricordando i risultati della VQR fortemente differenziati per area geografica. Del secondo problema provo a occuparmi in questo post, con il solo scopo di offrire ulteriori argomenti alla discussione.