mercoledì 26 settembre 2012

A proposito del concorso di Chieti...


Riceviamo e volentieri pubblichiamo.

Come alcuni di voi probabilmente già sanno, pochi giorni or sono Alessandro Orsini ha nuovamente vinto il ricorso al TAR sul concorso per professore associato di sociologia politica all’Università di Chieti (dopo la precedente sentenza a lui favorevole vi era stato un  re-invio al TAR da parte del Consiglio di Stato, su appello dei due “idonei” votati a maggioranza dalla Commissione).
Come si può vedere dalla sentenza (accessibile tramite il link http://www.giustizia-amministrativa.it/DocumentiGA/Pescara/Sezione%201/2010/201000292/Provvedimenti/201200390_01.XML), il TAR,  esaminati ancora una volta tutti i documenti, ha censurato la Commissione per aver operato in modo illegittimo, con violazioni di legge, eccesso di potere e altre irregolarità. Nonostante che non spetti al TAR esprimersi sulle valutazioni di merito, dalla sentenza emerge con chiarezza che senza quegli illeciti il concorso avrebbe probabilmente avuto un esito diverso.

Una sentenza pesantissima ma giusta, dato lo svolgimento dei fatti, a me ben noto. Ricordo che, come membro di quella Commissione (membro sorteggiato di diritto e non "designato" da chicchessia né votato prima di essere ammesso al sorteggio da alcuna "componente") avevo inutilmente cercato di contrastare quella più che evidente deriva chiedendo agli altri membri della Commissione il rispetto delle norme di legge e avevo anche prospettato loro le prevedibili conseguenze di un modo di operare da cui mi dissociavo esplicitamente (come risulta dai verbali del concorso).
Si può sperare che dopo questa dura lezione qualcuno cominci a pensare che sia ora di cambiare e che non si possa più continuare ad agire in quel modo, come è avvenuto anche in altri concorsi? (mi riferisco, in particolare, all’uso arrogante e spregiudicato della forza dei numeri da parte di membri di alcune "componenti" che, tradendo le stesse motivazioni ufficiali della propria esistenza, sono da tempo degenerate in squallide consorterie che alimentano clientelismo e servilismo).
In ogni caso, complimenti a Orsini, per il suo coraggio e la sua sacrosanta battaglia per un'università più pulita: una battaglia in cui sinora è stato lasciato troppo solo dai vertici dell’AIS, ma non da tutti i suoi membri. Alcuni, anche molto prestigiosi, gli hanno infatti pubblicamente espresso il loro sostegno e fra loro vi è anche chi ha chiesto all’AIS di censurare l’operato di quei commissari (si veda http://perlasociologia.blogspot.com/).
Spiace, però, soprattutto, che Orsini sia stato invece contrastato e irriso da alcuni colleghi che, per i loro ruoli istituzionali o la loro posizione nel comitato scientifico della sezione di sociologia politica dell'AIS, avrebbero avuto il dovere non solo di sostenere quella battaglia, ma di farla propria, e d’intervenire contro le minacce e le intimidazioni di cui è stato fatto oggetto: minacce e intimidazioni che, come Orsini ha da tempo pubblicamente riferito, facevano riferimento persino a contatti intercorsi fra il loro autore e “gli ordinari che controllano la sociologia politica” nelle università italiane (personaggi senza la cui protezione qui pare che non si muova foglia, ma che non dico a Londra o a New York, ma a Nizza o a Lugano, nessuno ha mai neppure sentito nominare).  


Umberto Melotti
professore senior dell’Università di Roma “La Sapienza”

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