martedì 8 novembre 2011

Storia di un concorso

Come deciso durante l'incontro di Bologna, il blog "Per la sociologia" si propone anche come strumento di critica, commento e dialogo su fatti ed eventi che animano la nostra comunità sociologica. Diamo inizio a questa funzione con il resoconto di un recente concorso da Ricercatore in SPS/08 , che abbiamo ricevuto da due Commissarie e volentieri pubblichiamo. Funzione del Blog è alimentare il dibattito e promuovere la riflessione con commenti argomentati. Ricordiamo che non pubblicheremo post offensivi o non pertinenti.
Riteniamo doveroso dar conto delle vicende del concorso per ricercatore SPS/08 dell'Università di Udine (Facoltà di Lingue) nel quale eravamo commissarie, e di cui era membro designato e presidente il collega professor Raimondo Strassoldo. 
Il concorso si è chiuso, alla scadenza dei termini, con un nulla di fatto, a causa dell'indisponibilità del collega in questione a sottoscrivere i verbali conclusivi.
Raccontiamo in breve la vicenda.

Ci siamo riuniti all’inizio di maggio: come si evince dai primi verbali inviati agli uffici dell’università di Udine sottoscritti da tutti e tre, il 5 abbiamo esaminato titoli e pubblicazioni per una prima valutazione dei candidati, il 6 mattina abbiamo svolto i colloqui, dal 6 pomeriggio a tutto il 7 abbiamo riesaminato titoli e pubblicazioni, arrivando a fissare i punteggi su parametri quantitativi, in apparente armonia e consonanza; abbiamo poi formulato i nostri giudizi, compresi quelli collegiali: riletti insieme.
Fino a questo punto a noi sembrava il “concorso perfetto”: senza troppe pressioni pregresse e senza pressioni nemmeno da parte del membro interno e presidente. Risultava vincitore/vincitrice una figura di sociologo/a dignitosa, coerente con i criteri standard, con riconoscimenti conclamati da parte della comunità scientifica. Il/la secondo/a classificato/a - una delle candidature “locali” - si collocava indietro di diverse lunghezze, a causa di lacune discusse pubblicamente anche nel corso del colloquio del 6 maggio.
Al momento della stesura del verbale finale, inaspettatamente il presidente esprimeva il suo disaccordo sul risultato, adducendo argomenti su cui intendiamo mantenere la riservatezza. Dopo una lunga discussione si conveniva, di comune accordo, di aggiornarci al 20 maggio.
In quella data le posizioni non sono cambiate, anzi. Il presidente della commissione si è rifiutato di stendere una relazione di minoranza e di sottoscrivere i verbali, configurando in tal modo una situazione di irregolarità che richiedeva, a noi, di tutelarci (inviando una dettagliata lettera di resoconto alla Rettrice) e insieme di fare un ultimo tentativo, prima della scadenza del concorso (11 luglio). Ci siamo dichiarate disposte a convocarci un’ennesima volta.
Dopo più di un mese (23 giugno) una e-mail del prof. Strassoldo finalmente ci comunica la sua disponibilità a sottoscrivere i verbali presentando una relazione di minoranza: tralasciando ogni altro impegno allora torniamo a Udine (non si sa mai - pensiamo - forse gli organi istituzionali hanno segnalato la scorrettezza del suo comportamento; o forse la sua “componente” lo ha ricondotto a più miti consigli). Il 6 luglio ci troviamo di fronte a verbali riscritti da Strassoldo, comprensivi della sua relazione di minoranza, e debitamente stampati in triplice copia: pronti solo per esser firmati. Prendere o lasciare, ci dice.
Nella relazione di minoranza un commissario può dire ciò che vuole, ma il testo del verbale è un'altra faccenda. E quest'ultimo nella “nuova” versione del presidente conteneva affermazioni, come abbiamo scritto in una seconda lettera inviata alla Rettrice il giorno stesso, “lesive della nostra dignità professionale e della nostra correttezza come commissarie di concorso”: tali in ogni caso da prefigurare in modo evidente una valanga di ricorsi.
Dal momento che ogni possibilità di modifica del testo è rigettata, avvertendo gli uffici del Rettorato decidiamo allora di andarcene (tanto più perché in alternativa ci viene proposto un “piano b”, sul quale di nuovo è d'obbligo la riservatezza).

Ora il concorso è scaduto ed è il momento di fare il conto dei danni (a parte il tempo da noi perso: Priulla si muoveva da Catania, De Leonardis da Milano):

>   una persona che meritava di vincere non ha vinto (e questi sono gli ultimi concorsi che..., etc.). Lasciateci aggiungere che ce ne dispiace molto per lei/lui;
>   si è perso un posto per la sociologia (con l'aggiunta del discredito) dal momento che se mai la Facoltà lo recupererà con tutta probabilità non lo destinerà di nuovo a questa disciplina;
> c’è stato uno spreco non indifferente di denaro pubblico (e un insulto alla responsabilità che spetta a chi ricopre un pubblico ufficio).

Si può forse considerare questa vicenda come una scheggia impazzita (e tra l’altro stavolta le “componenti” non c’entrano per niente). Possibile, in una situazione di crisi del sistema di reclutamento.
Vi riconosciamo anche, in versione un po’ surreale, uno stile a tutti noto, e in più intravvediamo il rischio di un precedente (che ci spinge a rendere pubblica questa piccola storia): con questa inedita trovata diventa possibile far sciogliere commissioni “sgradite”, impunemente.
Basta rifiutarsi di firmare!

Milano, 25 luglio 2011

Carla Ota De Leonardis  (Università di Milano Bicocca)
Grazia Priulla  (Università di Catania)


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