lunedì 20 febbraio 2012

Altro concorso "scandalo" - Nuova mobilitazione tra gli economisti


Qualcuno si ricorderà che nel dicembre scorso la comunità degli economisti si è mobilitata intorno agli esiti -ritenuti scandalosi - di un concorso per Ricercatore che si era tenuto il 30 novembre presso l’Università del Piemonte Orientale, Sede di Alessandria, Facoltà di giurisprudenza (settore scientifico disciplinare SECS-P/01). A suo tempo avevamo dato ampia notizia del caso nel Blog, nonostante fosse riferito ad altra disciplina, per tre ragioni sostanziali: 
1) innanzitutto, per l'appello all’uso di indici bibliometrici – cui la Commissione "incriminata" aveva deciso di non ricorrere visto che assegnavano il valore più basso proprio alla vincitrice-candidata locale. Quindi, se fossero stati applicati gli indici bibliometrici, si faceva notare, il giudizio finale patentemente contrario alle regole di una sana comunità scientifica sarebbe stato molto più difficile da sostenere. 
2) L’esito del Concorso aveva visto la pronta reazione e mobilitazione di alcuni economisti che oltre a dare notizia del caso in vari media hanno inviato una lettera al Rettore dell’Università del Piemonte orientale perché questi intervenisse e non convalidasse gli esiti concorsuali, lettera sottoscritta da 1400 economisti di tutto il mondo.
3) Il rettore ha deciso, dopo aver controllato i materiali concorsuali, di non apporre la sua firma al verbale, delegittimando quindi la commissione concorsuale. 

Nonostante questo precedente, a distanza di poco più di un mese, una storia molto simile, anzi sostanzialmente identica, si è verificata ancora nel campo disciplinare dell'economia, questa volta presso l'Università dell'Insubria. 




Trovate ai seguenti link alcuni materiali utili alla conoscenza del caso, scoppiato proprio in questi giorni:




Non sappiamo come andrà a finire questa vicenda, ma certo il precedente non è da poco, e lascia ben sperare. 


Per noi sociologi questa reazione suona decisamente esotica: da noi prevale ormai da anni, da troppi anni, la rassegnazione e/o la collusione, non la critica e la mobilitazione. Chiudevamo il post di dicembre con questa considerazione: "Evidentemente la pratica della denuncia pubblica di casi scandalosi o ritenuti tali non è, da loro (e neanche più da noi?) un tabù". La ribadiamo oggi, con ancora più forza vista la recente battaglia che si sta svolgendo in seno alla disciplina (e sulle pagine di questo Blog in primis) sull'uso di criteri bibliometrici nella valutazione. 



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