Al Presidente dell'Ais:
Abbiamo visto il
ranking delle riviste di sociologia che è stato pubblicato sul sito dell’Ais e
anche la spiegazione dei criteri che sono stati utilizzati. Nel messaggio di
accompagnamento, lei scrive che tale ranking costituisce “la base di
partenza per un ulteriore approfondimento al fine di giungere a una
stesura finale dell’indice di rilevanza tale da costituire uno strumento
stabile, valido e affidabile con cui aggiornare la classificazione delle
riviste”. E’ in questo spirito che ci accingiamo a esporre alcune riflessioni.
Partendo dal
riconoscimento dello sforzo fatto, anche sulla base del dibattito che nelle
scorse settimane si è sviluppato, sentiamo di dover evidenziare alcuni elementi
di criticità.
Il questionario Ais,
infatti, ha consentito sicuramente di raccogliere informazioni utili sulle
riviste italiane di sociologia. Oltre a ciò, chi ha individuato i criteri per
il ranking e ha elaborato la classifica, si è speso molto in un lavoro non
facile e, probabilmente, di poca soddisfazione personale. Vista la pluralità
delle posizioni espresse nel dibattito che si è sviluppato sul Forum Ais, era
difficile “quadrare il cerchio”. E soprattutto era impossibile tirare fuori
soluzioni che non sollevassero critiche. Inoltre, un secondo elemento ci pare
positivo: i criteri sono stati resi espliciti e i risultati sono ispezionabili
da parte di ognuno.
Il primo è dato dal
fatto che riteniamo difficile mettere a punto una procedura rigorosa di ranking
sulla base di un questionario autosomministrato. Con le informazioni così
raccolte è tutt’al più possibile stabilire dei requisiti minimi per
l’accreditamento, ma per il ranking sarebbero necessari ulteriori passaggi (peer review o indici
bibliometrici). Abbiamo già argomentato altrove la nostra preferenza per gli
strumenti bibliometrici. Perciò non torneremo su questo punto. Per il futuro
auspichiamo vivamente che l’Ais adotti una procedura diversa per il ranking. O
che, anche qualora decida di utilizzare un ampio set di indicatori, scelga
perlomeno di farli pesare in modo diverso. È a nostro avviso davvero difficilmente
sostenibile che – solo per fare un esempio - la “disponibilità di contenuti
online”, che è una caratteristica facilmente accessibile a qualsiasi rivista
indipendentemente dalla sua qualità scientifica, debba pesare tanto quanto “il
valore assunto dagli indici bibliometrici”.
Il secondo elemento di
perplessità è dato dal fatto che alcuni dei criteri utilizzati per il ranking
Ais appaiono discutibili nella loro applicazione: in particolare quelli sulla
“distribuzione commerciale”, sul “focus identitario” e sul “grado di
istituzionalizzazione”.
Per quanto riguarda la
“distribuzione commerciale”, non si può ritenere che i canali di distribuzione
commerciale siano gli unici ritenuti validi per garantire l’accessibilità di
una rivista scientifica. Ci pare, inoltre, che questo criterio poco abbia a che
fare con la valutazione della qualità scientifica delle riviste.
Altrettanto
problematico è il “focus identitario” visto che alcune riviste, che pure si
collocano ai poli opposti della scala (gruppo ristretto vs disciplina nel suo insieme), ottengono cionondimeno lo stesso
punteggio: si vedano, ad esempio, i casi di Comunicazionepuntodoc e della
Rassegna Italiana di Sociologia. E a questo proposito aggiungiamo che un
ulteriore elemento di debolezza di questo ranking è dato dal fatto che tra i
vari criteri non ve ne sia alcuno che premi l’“internazionalizzazione” delle
riviste.
Infine, per quanto
riguarda il “grado di istituzionalizzazione nell’ambito della sociologia
italiana”, non ci è chiaro cosa debba contare. Stato e Mercato, ad esempio,
fondata nel 1981, su questo indicatore ha ottenuto un puntaggio di 0.37 pur
essendo da tempo – con altre riviste di questo ranking – una delle riviste di
riferimento della sociologia economica, del lavoro e dell’organizzazione
italiana e avendo nel Comitato di redazione 6 sociologi su sette membri e nel
Comitato editoriale 14 sociologi su 21 membri (0,67%).
Proprio nel nome della
condivisione e della trasparenza, riteniamo quindi importante che si
esplicitino meglio le modalità di calcolo dei punteggi delle varie voci, anche
per dar modo alle riviste di poter contribuire alla correzione di eventuali
errori.
È per questo insieme di motivi che non condividiamo i
risultati di questo lavoro. Sia chiaro, non perché non sia stata adottata la
proposta da noi avanzata (insieme ad altre riviste). Ma perché i criteri
utilizzati non ci sembrano pienamente adeguati e i punteggi che sono stati
attribuiti alle riviste sono in alcuni casi discutibili.
Può sembrare strano
che a dirlo sia la rivista al vertice della classifica Ais. In realtà è proprio
per questo che ci sentiamo in dovere di esplicitare le nostre perplesssità,
nella speranza che le nostre critiche non appaiano viziate da interessi
particolaristici. E soprattutto servano a migliorare, già da ora, i risultati
della procedura, come anche lei invita a fare.
Per concludere, confidiamo che l’Ais voglia accogliere con spirito positivo queste
osservazioni e tenere aperta la discussione collettiva sulle procedure di
valutazione, che si è avviata a partire dal primo seminario di Roma, lo scorso
ottobre.
Il direttore e la redazione di Stato e Mercato
Francesco Ramella
Luigi Burroni
Franca Maino
Emmanuele Pavolini
Roberto Pedersini
Angela Perulli
Rocco Sciarrone
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