Riceviamo e volentieri pubblichiamo, nello spirito di servizio alla comunità sociologica che anima questo blog.
Cari amici e colleghi,
vorremmo in primo luogo esprimere
un ringraziamento a quanti hanno partecipato al difficile e sgradito lavoro,
oltre tutto sacrificando il proprio tempo, di valutazione delle riviste scientifiche
di tipo sociologico. Accogliamo ora la richiesta
diffusa attraverso il portale dell’AIS di esprimerci in merito al lavoro in
corso in questi giorni. Questo non può esimerci dal sottolineare alcune
evidenti incongruenze, dovute in buona parte, crediamo, al tipo di questionario
e alle dimensioni adottate, oltre che ai differenti atteggiamenti dei direttori
delle riviste e delle redazioni e, infine, alle successive valutazioni. Vorremmo
quindi segnalarvi, punto per punto, alcune questioni quanto meno discutibili,
riservandoci altresì di far poi pervenire ulteriori notazioni sui punti non
ancora toccati.
La prima osservazione riguarda la
scheda di autovalutazione utilizzata. Questa è piuttosto simile a quella che viene
utilizzata da alcuni indicizzatori – tra gli altri Scopus. Eppure esistono differenze
tutt’altro che trascurabili.
La più rilevante riguarda la sostanziale autovalutazione da parte delle singole
riviste che, nel caso dell’AIS, non sembra accompagnata da un rigoroso controllo
delle dichiarazioni espresse. Riteniamo, infatti, che i “controlli di fedeltà”
attraverso la consultazione dei siti
delle riviste cui l’AIS fa ricorso non possano essere considerati strumenti
aventi un peso paragonabile, ad esempio, al controllo che viene realizzato su più numeri della riviste da parte di noti
indicizzatori internazionali. Indubbiamente il lavoro che presume un ranking
delle riviste basato sul controllo di queste ultime (oltre che sulle loro
dichiarazioni all’interno dei questionari o sui rispettivi portali) è assai
complesso e richiede una sostanziale disponibilità di tempo ma risulta anche
una prerogativa utile a fare luce sulle numerose contraddizioni evidenziate nel
dibattito aperto sul ranking dell’AIS oltre che alla migliore valutazione delle
riviste.
Nel caso della rivista che
rappresentiamo in questo momento, «La Critica Sociologica», vorremo far notare
anche una presunta debolezza che probabilmente va ricondotta a criteri/controlli
come quello rappresentato dalla consultazione dei siti. La rivista è presente
in Rete con un sito vetrina (http://www.lacriticasociologica.it)
ma la sua distribuzione avviene attraverso il portale della casa editrice che
la edita, Fabrizio Serra editore (http://www.libraweb.net/).
Su questo ultimo sono disponibili (gratuitamente) gli abstract in inglese della
rivista e la versione digitale (a pagamento); a discrezione dell’editore è possibile accedere ad alcuni
interventi della rivista in forma gratuita. Ciò nonostante la dimensione
“accessibilità dei contenuti online” fa registrare a «La Critica Sociologica»
il valore 25. Ci chiediamo a cosa sia dovuto questa valutazione. A quale
portale hanno fatto riferimento gli eventuali controlli?
Vogliamo soffermarci quindi su
una dimensione utilizzata che troviamo assolutamente discutibile: l’acquisibilità
della rivista, attraverso i principali canali di distribuzione commerciale, nelle librerie italiane e straniere.
Insomma, 1 delle 6 dimensioni utilizzate dall’AIS per il ranking delle riviste
esprime un criterio di tipo esclusivamente commerciale e nella valutazione
della distribuzione di riviste scientifiche – prodotti editoriali ben
differenti da un quotidiano – non viene considerata la sua distribuzione geografica
all’interno della comunità scientifica nazionale e internazionale attraverso la
sua vendita tramite abbonamenti online a privati e soprattutto a biblioteche di centri di ricerca e
istituti culturali.
Il risultato dell’adozione di
questo discutibile criterio di valutazione è che riviste come «La Critica
Sociologica» si vedono attribuito il valore di 0 (zero) nella “distribuzione”
della rivista sebbene – Fabrizio Serra editore ce lo ricorda continuamente – questa
sia la rivista maggiormente distribuita
dalla sua casa editrice, che tratta più di 150 riviste. «La Critica
Sociologica» è distribuita in Italia, in Europa, nelle più importanti
università degli Stati Uniti, in Sud America, in Australia, in Giappone… Da ogni continente vi sono richieste
di abbonamenti e accessi a «La Critica Sociologica» da parte di privati e
attraverso biblioteche resi possibili non già attraverso la sua distribuzione
commerciale nelle librerie ma attraverso gli abbonamenti online.
Congiuntamente alla distribuzione
commerciale non possiamo non mettere in discussione l’utilizzo degli indicatori bibliometrici che, come è
stato più volte sottolineato nel dibattito intorno al ranking, non
rappresentano certo la qualità e la rilevanza scientifica di una rivista.
Intanto l’utilizzo di indicatori
quali quelli citati indubbiamente contribuisce a dare ben poco conto
dell’attuale collocazione de «La Critica Sociologica»: una delle più antiche
riviste di sociologia, diretta dal vincitore del primo concorso a cattedra
della disciplina, nonché fondatore con Nicola Abbagnano dei «Quaderni di
Sociologia», recentemente richiesto dall’AIS tra i membri del suo Comitato
d’onore.
Una rivista che vanta nel comitato scientifico ordinari di università italiane, che hanno insegnato e insegnano in varie università straniere con pubblicazioni in diversi altri paesi, oltre a importanti nominativi di ordinari stranieri. L’utilizzo di indicatori come la composizione del Comitato scientifico “in un primo tempo ritenuti utili” forse va riconsiderato assieme ad altri indicatori. Che vi siano state delle sviste, certamente involontarie?
Una rivista che vanta nel comitato scientifico ordinari di università italiane, che hanno insegnato e insegnano in varie università straniere con pubblicazioni in diversi altri paesi, oltre a importanti nominativi di ordinari stranieri. L’utilizzo di indicatori come la composizione del Comitato scientifico “in un primo tempo ritenuti utili” forse va riconsiderato assieme ad altri indicatori. Che vi siano state delle sviste, certamente involontarie?
Ci chiediamo se l’“infedeltà” di
alcune risposte che pare abbia caratterizzato alcune schede di rilevazione non possa
mettere in discussione la stessa dimensione della peer review se non accompagnata da un rigoroso e sostanziale
controllo delle dichiarazioni raccolte.
I giovani redattori della «Critica
sociologica» hanno preso alla lettera l’invito alla correttezza delle
dichiarazioni espresse e, nel dubbio, hanno mancato di indicare che la rivista
è indicizzata, oltre che su Sociological
Abstracts, anche su Scopus, ISI
Thompson, ecc.
Non smettiamo di chiederci se certe “prudenze” siano state condivise da tutte le schede di autorilevazione inviate. Non possiamo non invitare a una valutazione basata sul sostanziale – oltre che faticoso e tutt’altro che breve – controllo delle autovalutazioni e la più efficace misurazione del complesso delle dimensioni senza escludere quelle che rinviano alla identità e alla istituzionalizzazione delle differenti riviste. Senza alcuna necessità di esclusione delle più giovani purché questo non significhi una penalizzazione delle più scientificamente consolidate riviste sociologiche.
Non smettiamo di chiederci se certe “prudenze” siano state condivise da tutte le schede di autorilevazione inviate. Non possiamo non invitare a una valutazione basata sul sostanziale – oltre che faticoso e tutt’altro che breve – controllo delle autovalutazioni e la più efficace misurazione del complesso delle dimensioni senza escludere quelle che rinviano alla identità e alla istituzionalizzazione delle differenti riviste. Senza alcuna necessità di esclusione delle più giovani purché questo non significhi una penalizzazione delle più scientificamente consolidate riviste sociologiche.
Certi che chi andrà avanti con
questo processo di valutazione vorrà tenere conto di quanto è stato detto sia
da noi che da tanti altri soggetti circa la necessità di rivedere criteri e
valutazioni (quella attuale è piuttosto denigratoria), auguriamo a tutti buon
lavoro e siamo a disposizione per qualsiasi altro eventuale chiarimento dovesse
sembrarvi opportuno.
La redazione de «La Critica Sociologica»
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