domenica 26 febbraio 2012

Ranking Ais: osservazioni da "La Critica sociologica"

Riceviamo e volentieri pubblichiamo, nello spirito di servizio alla comunità sociologica che anima questo blog. 

Cari amici e colleghi, 

vorremmo in primo luogo esprimere un ringraziamento a quanti hanno partecipato al difficile e sgradito lavoro, oltre tutto sacrificando il proprio tempo, di valutazione delle riviste scientifiche di tipo sociologico. Accogliamo ora la richiesta diffusa attraverso il portale dell’AIS di esprimerci in merito al lavoro in corso in questi giorni. Questo non può esimerci dal sottolineare alcune evidenti incongruenze, dovute in buona parte, crediamo, al tipo di questionario e alle dimensioni adottate, oltre che ai differenti atteggiamenti dei direttori delle riviste e delle redazioni e, infine, alle successive valutazioni. Vorremmo quindi segnalarvi, punto per punto, alcune questioni quanto meno discutibili, riservandoci altresì di far poi pervenire ulteriori notazioni sui punti non ancora toccati.
La prima osservazione riguarda la scheda di autovalutazione utilizzata. Questa è piuttosto simile a quella che viene utilizzata da alcuni indicizzatori – tra gli altri Scopus. Eppure esistono differenze tutt’altro che trascurabili.
La più rilevante riguarda la sostanziale autovalutazione da parte delle singole riviste che, nel caso dell’AIS, non sembra accompagnata da un rigoroso controllo delle dichiarazioni espresse. Riteniamo, infatti, che i “controlli di fedeltà” attraverso la consultazione dei siti delle riviste cui l’AIS fa ricorso non possano essere considerati strumenti aventi un peso paragonabile, ad esempio, al controllo che viene realizzato su più numeri della riviste da parte di noti indicizzatori internazionali. Indubbiamente il lavoro che presume un ranking delle riviste basato sul controllo di queste ultime (oltre che sulle loro dichiarazioni all’interno dei questionari o sui rispettivi portali) è assai complesso e richiede una sostanziale disponibilità di tempo ma risulta anche una prerogativa utile a fare luce sulle numerose contraddizioni evidenziate nel dibattito aperto sul ranking dell’AIS oltre che alla migliore valutazione delle riviste.
Nel caso della rivista che rappresentiamo in questo momento, «La Critica Sociologica», vorremo far notare anche una presunta debolezza che probabilmente va ricondotta a criteri/controlli come quello rappresentato dalla consultazione dei siti. La rivista è presente in Rete con un sito vetrina (http://www.lacriticasociologica.it) ma la sua distribuzione avviene attraverso il portale della casa editrice che la edita, Fabrizio Serra editore (http://www.libraweb.net/). Su questo ultimo sono disponibili (gratuitamente) gli abstract in inglese della rivista e la versione digitale (a pagamento); a discrezione dell’editore  è possibile accedere ad alcuni interventi della rivista in forma gratuita. Ciò nonostante la dimensione “accessibilità dei contenuti online” fa registrare a «La Critica Sociologica» il valore 25. Ci chiediamo a cosa sia dovuto questa valutazione. A quale portale hanno fatto riferimento gli eventuali controlli?
Vogliamo soffermarci quindi su una dimensione utilizzata che troviamo assolutamente discutibile: l’acquisibilità della rivista, attraverso i principali canali di distribuzione commerciale, nelle librerie italiane e straniere. Insomma, 1 delle 6 dimensioni utilizzate dall’AIS per il ranking delle riviste esprime un criterio di tipo esclusivamente commerciale e nella valutazione della distribuzione di riviste scientifiche – prodotti editoriali ben differenti da un quotidiano – non viene considerata la sua distribuzione geografica all’interno della comunità scientifica nazionale e internazionale attraverso la sua vendita tramite abbonamenti online a privati e soprattutto a  biblioteche di centri di ricerca e istituti culturali.
Il risultato dell’adozione di questo discutibile criterio di valutazione è che riviste come «La Critica Sociologica» si vedono attribuito il valore di 0 (zero) nella “distribuzione” della rivista sebbene – Fabrizio Serra editore ce lo ricorda continuamente – questa sia la  rivista maggiormente distribuita dalla sua casa editrice, che tratta più di 150 riviste. «La Critica Sociologica» è distribuita in Italia, in Europa, nelle più importanti università degli Stati Uniti, in Sud America, in Australia, in Giappone… Da ogni continente vi sono richieste di abbonamenti e accessi a «La Critica Sociologica» da parte di privati e attraverso biblioteche resi possibili non già attraverso la sua distribuzione commerciale nelle librerie ma attraverso gli abbonamenti online.
Congiuntamente alla distribuzione commerciale non possiamo non mettere in discussione l’utilizzo degli indicatori bibliometrici che, come è stato più volte sottolineato nel dibattito intorno al ranking, non rappresentano certo la qualità e la rilevanza scientifica di una rivista.
Intanto l’utilizzo di indicatori quali quelli citati indubbiamente contribuisce a dare ben poco conto dell’attuale collocazione de «La Critica Sociologica»: una delle più antiche riviste di sociologia, diretta dal vincitore del primo concorso a cattedra della disciplina, nonché fondatore con Nicola Abbagnano dei «Quaderni di Sociologia», recentemente richiesto dall’AIS tra i membri del suo Comitato d’onore.
Una rivista che vanta nel comitato scientifico ordinari di università italiane, che hanno insegnato e insegnano in varie università straniere con pubblicazioni in diversi altri paesi, oltre  a importanti nominativi di ordinari stranieri. L’utilizzo di indicatori come la composizione del Comitato scientifico “in un primo tempo ritenuti utili” forse va riconsiderato assieme ad altri indicatori. Che vi siano state delle sviste, certamente involontarie?
Ci chiediamo se l’“infedeltà” di alcune risposte che pare abbia caratterizzato alcune schede di rilevazione non possa mettere in discussione la stessa dimensione della peer review se non accompagnata da un rigoroso e sostanziale controllo delle dichiarazioni raccolte.
I giovani redattori della «Critica sociologica» hanno preso alla lettera l’invito alla correttezza delle dichiarazioni espresse e, nel dubbio, hanno mancato di indicare che la rivista è indicizzata, oltre che su Sociological Abstracts, anche su Scopus, ISI Thompson, ecc.
Non smettiamo di chiederci  se certe “prudenze” siano state condivise da tutte le schede di autorilevazione inviate. Non possiamo non invitare a una valutazione basata sul sostanziale – oltre che faticoso e tutt’altro che breve – controllo delle autovalutazioni e la più efficace misurazione del complesso delle dimensioni senza escludere quelle che rinviano alla identità e alla istituzionalizzazione delle differenti riviste. Senza alcuna necessità di esclusione delle più giovani purché questo non significhi una penalizzazione delle più scientificamente consolidate riviste sociologiche.
Certi che chi andrà avanti con questo processo di valutazione vorrà tenere conto di quanto è stato detto sia da noi che da tanti altri soggetti circa la necessità di rivedere criteri e valutazioni (quella attuale è piuttosto denigratoria), auguriamo a tutti buon lavoro e siamo a disposizione per qualsiasi altro eventuale chiarimento dovesse sembrarvi opportuno.

                                                                                       La redazione de «La Critica Sociologica»

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