sabato 23 giugno 2012

Alcune domande alla Vice-Presidente ANVUR

Cara Ribolzi,

ti ringrazio, anche a nome del blog, per la tua lettera di precisazione in risposta al mio recente intervento su ROARS, che riprende e aggiorna un precedente post

Permettimi di fugare immediatamente un fraintendimento, che la tua lettera mi ha fatto capire potrebbe essersi generato in questo profluvio di post e interventi: NON ho mai pensato né scritto - anzi, penso e scrivo da tempo esattamente il contrario - che l'appartenenza ad una componente possa costituire un criterio di rappresentatività e tanto meno un criterio scientifico. Ci mancherebbe altro!!!! Le componenti sono macchine di potere, non gruppi intellettuali o scuole di pensiero. Quindi sono molto contento di leggere che tu la pensi come me sul punto. Ma un conto è dire che le componenti NON dovrebbero contare, un altro è pretendere di essere creduti quando lo si dice come (anche) rappresentanti autorevoli di una componente, che nei normali giochi della vita accademica che conta (quella in cui si decidono le ripartizioni dei posti, delle cariche e dei finanziamenti) hanno agito e agiscono ordinariamente in funzione del bene della propria componente prima che di (e spesso anche contro) quello della disciplina/professione nel suo insieme. Non penso che la "tua" SPe sia in questo giochino delle bandierine e dei segnaposto peggio di altre: è il gioco delle componenti che è un gioco di parti e di interessi frazionali, con tutti gli effetti perversi che questo produce sulla qualità della vita professionale nel suo complesso. Un gioco di parti che tende a diventare un gioco al massacro -- il massacro della sociologia, appunto.


Il GEV14 sarebbe un buon GEV se non ci fosse neppure bisogno di stare a precisare queste cose, da parte tua come da parte mia. Ma così non è, a quanto pare. Tutto questo *solo* (solo?) perché una trentina di anni fa un manipolo di sociologi italiani, per qualche ragione che con la ricerca intellettuale e scientifica NON ha nulla a che vedere purtroppo, ha pensato fosse una cosa molto saggia e intelligente organizzarsi per "componenti". E  ancora oggi qualunque cosa facciano o dicano i sociologi, porta il marchio di questa grandiosa idea. Così, i membri del GEV come quelli dell'AIS come di qualunque commissione concorsuale come di qualunque dipartimento sono prima di tutto di SPe o di MiTo o di Ais3 e poi uomini, donne, del Sud, di Milano, di SPS07, con indice h > 10, preparati, intelligenti, brillanti, ecc. Non c'è sociologo degno di questo nome (sia come membro della professione, che come studioso di organizzazione sociale) che possa negare questo primato sociale della componente di afferenza nella vita professionale e accademica della sociologia italiana. Spero tu non voglia farci credere che nel momento in cui sceglievi Ivo Colozzi come Presidente del GEV14 non ti ricordavi più che oltre ad essere tuo amico (cosa molto bella, tutti abbiamo degli amici e sappiamo quanto è importante averne), o aver partecipato alla VRT, o avere il maggior numero di pubblicazioni al Cineca (indicatore che non si sa bene come valutare, invero, e se posso permettermi di dire, anche un poco sorprendente), era poi guarda caso anche un noto esponente della tua stessa componente SPe (studioso tra l'altro molto vicino a CL, realtà associativa a cui è a sua volta molto vicina anche il Gruppo CLAS, dal cui indirizzo hai ritenuto opportuno, o quanto meno non inopportuno, inviare la tua lettera al blog Per la sociologia, per inciso).


Fatta questa importante precisazione e sperando di avere definitivamente fugato il fraintendimento, passo alla tua lettera, alla sua sostanza. Ti sono grato per averci rivelato alcuni dati utili a farci un'idea di chi fossero i sociologi che nel 2010 si sono autocandidati per la valutazione. Permettimi a questo punto di fare tre considerazioni. 


Primo, purtroppo non ci dici a quali "componenti" facessero riferimento i 26 (escludo i pensionandi) "candidati esperti"  che l'ANVUR ha ereditato dalle liste CIVR -- che è il dato più significativo per poter discutere di ciò di cui si sta qui discutendo. (Non dirmi che non lo sai. Tutti sappiamo a quali componenti appartengono i nostri colleghi, e se non lo sappiamo ci mettiamo poco a saperlo. Ci sono alcuni colleghi che sono anzi specialisti in questo campo, e sono certo tu ne conosci qualcuno). Quindi non sappiamo se, per dire, di questi 26 temerari  2/3 fossero soci SPe - come Colozzi ha implicitamente suggerito nella sua lettera. Naturalmente, non dico questo perché avrei gradito una maggior rappresentatività proporzionale per componente (questo è il gioco dell'AIS, non il mio o di Per la sociologia), ma perché salta all'occhio che la componente SPe, che è quella della vicepresidenza ANVUR, sia la più rappresentata in sede GEV. Vuoi davvero dire che è un puro caso che la componente che avrebbe espresso la vicepresidenza ANVUR  e poi la presidenza GEV è anche quella che chissà perché ha germinato il maggior numero di candidature? E vuoi davvero dire che, degli anche pochi sociologi di area NON cattolica che si erano candidati nel 2010, nessuno poteva vantare titoli di merito almeno pari a quelli di coloro che poi sono stati selezionati come membri del GEV? faccio un po' fatica a crederlo, trattandosi nella più parte dei casi di colleghi il cui indice H e la cui visibilità scientifica tende più verso la media che ai vertici. Questo senza voler denigrare o screditare nessuno. I sociologi che siedono al GEV sono - come ho scritto altrove - sopra la media nazionale. Ma forse per sedere in un GEV ci vorrebbe qualcosa di più. O si chiede troppo?

Dici poi di un sesto membro preso *fuori* dalla lista dei candidati: mi confermi dunque che si potevano selezionare anche sociologi che non si erano candidati. Ottimo. E' evidente anche chi sia questo membro (donna, del Sud, di SSD non rappresentato....aggiungerei anche di SPe, visto che questo è). E mi viene subito da domandare: ma davvero non c'era nessuno tra le varie centinaia di sociologi italiani eleggibili (ordinari e associati)  che a tuo giudizio avrebbe potuto meglio rappresentare la sociologia italiana - dico rappresentare non nella sua medietà (diciamo così), ma nella sua "crema", nella sua parte eletta, come avrebbe detto Pareto  - e a cui chiedere di entrare nel GEV14? Non mi risulta tu l'abbia fatto, e neppure tu scrivi nulla al riguardo che mi faccia pensare che tu l'abbia fatto. Non faccio nomi perché non sta bene, ma i nomi vengono facilmente alla mente se uno conosce il campo sociologico italiano, lo frequenta attivamente nelle sue varie anime e sedi, legge le principali riviste italiane e straniere e magari ogni tanto ci pubblica anche qualche articolo dentro, frequenta i convegni nazionali e quelli internazionali, intrattiene rapporti con colleghi stranieri posizionati in nodi strategici del sistema accademico globale.

Terzo: parli di 700 invitati a partecipare come revisori nelle procedure di valutazione. Non dici però quanti sono i revisori sinora invitati dal GEV14 e in particolare dalla sua area sociologica, che è il dato che ci interessa davvero. Non dici come vengono scelti, cioè sulla base di quali criteri vengono individuati (non quelli formali/ufficiali, questi li conosciamo, ma quelli che praticamente vengono utilizzati, *e da chi*, per decidere di invitare Tizio invece di Caio o Caia), non dici quanti hanno rifiutato o stanno rifiutando, non dici quanti sono italiani e quanti stranieri, non dici come vengono identificati gli stranieri. Non dici se ci sarà trasparenza nella selezione, e verranno pubblicati - come diversi stanno chiedendo ed io tra questi - i nomi dei revisori, così da poter sapere anche solo ex-post quali credenziali e meriti avessero coloro che hanno valutato i nostri lavori e quindi i dipartimenti a cui afferiamo. 

Scusa se chiedo tutto questo:  lo faccio solo per la sfiducia generalizzata che il sistema delle componenti perversamente produce e con cui da decenni tutti noi siamo costretti a convivere e a fare i conti nella nostra quotidianità professionale. Non ho creato io - con la mia anzianità e la mia fascia - quel sistema, non ho contribuito io al suo mantenimento e perfezionamento. Forse in qualche momento senza averne perfetta coscienza ne ho approfittato (ma credo risalga ad oltre un decennio fa, quando neppure sapevo molto bene cosa fossero le componenti). Questa è una responsabilità della tua fascia e della tua generazione (e dei più fedeli della generazione immediatamente successiva).


Detto questo, su un punto concordiamo (un punto che trovo però non nella tua pubblica lettera indirizzata al Blog, ma in quella che mi hai mandato a parte): è vero, non puoi farci niente se i sociologi di altre componenti e/o quelli più titolati non si sono a suo tempo (nel maggio 2010) autocandidati. La loro irresponsabilità è evidente, e in nessuno modo giustificabile da un punto di vista etico (esiste un'etica professionale, come è noto, etica che a molti sociologi italiani anche tra i più qualificati sembra però fare difetto). Ma non è forse proprio il gioco al massacro (della disciplina) che il sistema delle componenti innesca e alimenta, a tenere lontani i "migliori" da queste responsabilità, inducendoli  a lasciare il "lavoro sporco" (e ce n'è molto da fare) ad altri colleghi, di solito assai meno qualificati intellettualmente e scientificamente? Non è forse proprio per l'assenza di un'associazione professionale degna di questo nome perché in balìa delle "componenti" e quindi di fazioni organizzate mutualmente esclusive e in competizione tra loro quando non in collusione, che il bando non è circolato a suo tempo, e sempre a suo tempo non sono stati attivati e incentivati i colleghi più prestigiosi ad autocandidarsi, in rappresentanza qualificata (e non proporzionale o "democratica", non è di questa che ha bisogno la scienza, non è questa che la scienza chiede e legittima) di una disciplina che conta oltre 1000  membri? 


Buon lavoro a te
E un caro saluto










Marco Santoro

PS: avevo già provveduto io stesso  a precisare tempi e fonti del bando originario per la candidatura a "esperti di valutazione", sia su questo blog che nel citato intervento di ROARS. Ma repetita iuvant, come si dice.

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