venerdì 31 gennaio 2014

VANDEA ACCADEMICA O MACCHINA DEL FANGO?


Sul sito AIS è stata pubblicata in data 30 gennaio 2014 una lettera collettiva dal titolo "Per la sociologia o per la biologia?" (http://www.ais-sociologia.it/forum/per-la-sociologia-o-per-biologia-3512) in cui viene personalmente e apertamente accusato UN commissario di area 14/C1 (ex sps07-11-12) per un giudizio espresso su UN candidato, i cui lavori scientifici appaiono a cavallo fra genetica, biologia e sociologia. Mentre non ritengo di potermi esprimere sul caso specifico - vuoi perché non mi sento competente in materia, vuoi perché penso che la commissione abbia già espresso il solo giudizio rilevante su questa come su tutte le altre idoneita' concesse o negate, credo di dovermi esprimere sulla macchina del fango messa in atto contro un commissario che si è prestato ad un ingrato lavoro, nonché collega che stimo. Ho scelto di non intervenire sul sito AIS perché trovo vergognoso che AIS si sia prestata a questa volgare operazione.

Trovo gravissimo e insultante per qualunque scienziato sociale lo stile accusatorio personalistico della lettera collettiva in oggetto. Si può concordare o meno con molte delle valutazioni espresse da questo o quel commissario, ma la macchina del fango è degna solo della peggiore politica. Vedo tra i sottoscrittori persone che conosco personalmente. Come sociologo mi offende l'ignoranza espressa in questa lettera collettiva. Si può apprezzare o  meno la sociobiologia e si puo' ritenere piu' o meno interessante la ricerca delle componenti biologiche e genetiche di determinati fenomeni sociali (riuscita scolastica, trasmissione del privilegio o del disagio, malattie, atteggiamenti...) ma la gogna individuale è parte del repertorio dell'agire FASCISTA.
Ritengo che sia mio dovere esprimere una posizione di totale condanna per questa lettera pubblica e per questo tipo di pratiche totalitarie. Con questo scritto autore e sottoscrittori dimostrano non solo di non aver mai messo il naso fuori dal loro provinciale, asfittico, cortiletto accademico ma di non avere nemmeno mai sfogliato l'AJS o l'ESR. Io non sono un appassionato né di sociobiologia né di ricerca su determinanti sociali vs. genetiche, né di tecniche e metodi di ricerca che genetica e sociologia quantitativa, nonostante le distanze, hanno in comune, ma rispetto il lavoro serio di chiunque, tanto più se interdisciplinare, tanto più se internazionale. 
Per quel che conta il mio parere, considero questo scritto illuminante della miseria della sociologia in questo paese. E' una vergogna che l'AIS - cui non sono mai stato iscritto, per fortuna - abbia acconsentito a farsi complice di questa macchina del fango.A quando la pubblicazione di foto, indirizzi, numeri di telefono dei commissari e dei loro parenti? E' a questo che i sociologi italiani si sono ridotti per una miseria di abilitazione?

Paolo Barbieri (Università di Trento)

4 commenti:

  1. Leggendo questo ennesimo post, appare impossibile trattenersi dal notare che quello che abbiamo sotto gli occhi è diventato il blog della “guerra delle razze”: lo spazio, cioè, dove i “migliori” consumano la loro lotta di civilizzazione contro gli altri; ossia contro i barbari della sociologia, gli inferiori, coloro che necessitano di essere elevati. Lo spazio del conflitto tra gli universalisti del sapere e i provinciali e, addirittura, dei veri democratici contro i fascisti.
    Ma di immagine in immagine, se quelli che firmano l’attacco personalista contro il Commissario sono fascisti, cosa dovrebbe essere questo blog? Lo spazio dove prende forma la storiografia dei vincitori? O quello in cui si scrive un nuovo progetto di civilizzazione, ai danni degli ottentotti che occupano il campo della disciplina?

    Ebbene, lotta personalistica contro un commissario, caro Barbieri? No, solo una chiamata alla responsabilità. Continuando con la sua immagine, peraltro, le sarebbe forse possibile concepire una Resistenza impegnata a esercitare unicamente una critica politica del Fascismo, anziché sforzarsi di individuare boia e boiardi che hanno reso possibile quell’orrore? Tuttavia, molto meno cruentamente, qui nessuno dà la caccia ad alcuno. Soltanto, ci si limita a mostrare incongruenze e responsabilità e dare ad esse un nome e un cognome, com’è giusto e normale che sia in seguito a un processo che non è disincarnato e che è agito da persone che interpretano il proprio ruolo liberamente, scegliendo tra più opzioni comportamentali (ed esponendosi perciò a critiche).

    Né questo episodio va inteso come una Vandea dei mediocri o la jacquerie dei nostalgici dell’università dei baroni (mai tramontata, peraltro). Più correttamente esso è solo un capitolo di una lotta contro un modello neoliberista di università e amministrazione che, pur avendo tanta presa sui “migliori” che affollano questo nostro mondo, non ha risolto alcuno dei noti mali di questa nostra istituzione, ma si è limitato a renderli più tribali, scomponendo i fronti in lotta (quelli delle componenti) e rendendoli ancora più incontrollati di quanto non lo fossero in precedenza (assegnando a un’oligarchia nata e pasciuta nelle vecchie logiche il potere di lasciar vivere e far morire centinaia di candidati).

    E poi, siamo franchi, se quella modesta analisi di un “comportamento di voto” celasse un intollerabile personalismo, cosa si dovrebbe mai dire del modo in cui – al di là di molti casi impeccabili – sono stati espressi i giudizi della Commissione in occasioni perfettamente documentabili? Sarebbe interessantissimo, cioè, parlare delle lezioni impartite e dei vecchi conti regolati (sarei lietissimo di scendere nei particolari di quelli che conosco e dimostrarli, ripercorrendo fatti pubblici e mostrando e-mail).

    E se per caso accettasse questa modesta ricostruzione offerta da un ottentotto, gentile Barbieri, abbia allora un po’ di pudore – lei come molti altri – e la smetta per piacere di esercitare lezioni di civiltà e cultura. Oltre a essere terribilmente inelegante, non credo proprio che gliene venga niente di buono, né di credibile. Riservi queste energie per cause migliori. Il mondo ne è pieno, mi creda. E attende i volenterosi.

    Cordiali saluti,

    Pietro Saitta, Università di Messina

    P.S. Sì, confermo che le ricerche in materia di genetica e società sono à la page. Ne ho sentito parlare persino io. Dicono che lontano da qui, al di là dell’oceano, se ne sia servita una classe politica per fare a pezzi lo stato sociale e sostituirlo con quello dell’incarcerazione di massa. Forse è il caso di fare incetta di questi studi e applicarli all’Università italiana, depurandola finalmente della sua parte peggiore, quella che contamina la purezza e la qualità dei “migliori” neoliberisti?

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  2. Verso quale sociologia?

    Umberto Eco nel suo “I Limiti dell’interpretazione” apparso all’alba degli anni ’90 distingueva assai bene tra intentio auctoris, intentio operis ed intentio lectoris. La mia sensazione è che anche in questo indiretto carteggio Maturo –Barbieri l’intentio lectoris abbia puntato dritto all’intentio auctoris bypassando l’intentio operis. Conosco di persona e stimo Antonio Maturo conosco solo indirettamente Paolo Barbieri e per quanto conosco del suo cv mi sembra pienamente degno di stima. Barbieri quasi a chiusura del suo commento alla lettera a firma di Maturo ed altri circa 120 firmatari (tra i quali io non vi sono ed anche per questo mi permetto di intervenire, diciamo, super partes focalizzandomi sull’intentio operis ed evitando qualunque attacco personale in qualsivoglia direzione ovvero evitando dietrologie sulle varie intentio auctoris) auspica, se non ho frainteso il testo, una sociologia sempre più internazionale ed interdisciplinare. Condivido appieno e credo che Antonio Maturo stesso su questo piano non faccia fatica a sottoscrivere: interdisciplinarietà ed internazionalizzazione. Nulla nella lettera di Maturo &Co mi pare sia ispirato da una chiusura provinciale. Al contempo però la replica di Barbieri, a livello testuale, ricorre ad un codice binario tipico della persuasione (Vandea/Macchina) che a mio avviso non coglie una sottile implicazione nel caso del giudizio del commissario Pisati sul candidato Testa (che peraltro apprezzo per il suo libro con Helga Nowotny la cui concezione di cittadinanza scientifica ha in parte ispirato il mio lavoro sull’Ipercittadinanza). Da sempre favorevole all’interdisciplinarietà ho sempre integrato nei miei lavori, sin dalla tesi, oltre ad alcuni concetti sociobiologici anche alcune opere italiane degli anni Ottanta, La Strategia del gene di Acquaviva e Teoria dell’azione complessità di Piazzi in cui sociologia, etica e biologia si confrontavano passando anche per l’etologia umana di Eibl Eibelsfeldt. Il codice binario Vandea/Macchina infatti sembra esercitare una forza eguale e contraria a quella della lettera di Maturo &Co e ritengo che un’adeguata intentio operis debba trascendere i toni umani troppo umani presenti a tratti in entrambi testi. Quindi a costo di risultare (io) impopolare, epistemologicamente il giudizio pisatiano su Testa a mio avviso è dotato di senso entro un frame di una sociologia sempre più interdisciplinare ed internazionale. Quello che però non mi pare si evinca nel testo di Barbieri è che VQR ed ASN come strumenti – più o meno attendibili- di policy accademica dovrebbero dare un’impronta con relative guidelines che non possono venire dalla commissione bensì dalla L. 240/10 e dai successivi decreti attuativi ma verso….. quale sociologia? Internazionale ed interdisciplinare, parrebbe leggendo la 240/10 allora come mai dai lavori della commissione (ipoteticamente in linea con suddetta legge 240 e relativi decreti attuativi) e dai giudizi, non solo sul candidato Testa, l’interdisciplinarietà è a volte considerato un merito altre volte un demerito? Una policy integra e coerente la considererebbe sempre ed in ogni caso un merito (o un demerito, se tale policy puntasse alla specializzazione settoriale ). Credo che il pregio più importante della lettera di Maturo &Co sia aver messo in luce possibili, ipotetiche disparità di trattamento, la replica di Barbieri invece contiene un importante input che ritengo condivisibile: internazionalizzazione ed interdisciplinarietà. Per i miei appunti sul futuro della sociologia tesaurizzo il meglio di entrambi i testi.
    Cordialmente
    Andrea Pitasi
    Università G. D'Annunzio

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  3. Il Commento su “Per la sociologia” intitolato “Vandea accademica o macchina del fango” mi chiama in causa direttamente, quindi debbo una risposta.
    Comincio con il dire che apprezzo molto l’onestà con cui l’Autore dichiara di non “potersi esprimere sul caso specifico non essendo competente in materia”, cercherò quindi di essere didattico, visto che io ho fatto proprio un’analisi del caso specifico e mi occupo professionalmente di questi ambiti.
    Sono d’accordo con Lei, anzi d’accordissimo, su uno dei due aspetti centrali del suo discorso: non si possono condannare a priori un approccio come quello sociobiologico o la ricerca su “componenti biologiche e genetiche di determinati fenomeni sociali (riuscita scolastica, trasmissione del privilegio o del disagio, malattie, atteggiamenti)” né la ricerca su “determinanti sociali vs genetiche, né di tecniche e metodi di ricerca che genetica e sociologia quantitativa (…) hanno in comune”.
    Il punto è proprio questo. Nel cv del Biologo (n. 385, II fascia 14/C1) presentato alla Asn QUESTE COSE NON CI SONO o ci sono in dosi omeopatiche. Ci sono una maggioranza di pubblicazioni su proteine e aminoacidi e, tra le pubblicazioni A NORMA DI LEGGE VALUTABILI, una risicata dozzina di pubblicazioni a cavallo tra bioetica e filosofia della biologia (interdisciplinare in effetti). E su questo nel mio documento sono analitico e quindi invito il Professore a rileggerlo.
    Dice il Professore che i lavori scientifici del candidato “appaiono a cavallo tra genetica, biologica e sociologia”. Purtroppo questa epifania non c’è. La sociologia non si manifesta, nei testi valutabili. (ovvio che se vuole entrare nel merito delle singole pubblicazioni sono qui).
    Con le stesse 48 pubblicazioni il biologo, che è uno studioso “cutting-edge”, stimatissimo e consideratissimo a livello internazionale (va sottolineato), ha ottenuto l’abilitazione di I e II fascia in “Biologia applicata”. Che non è certo un demerito o un motivo per non essere anche un sociologo.
    Chiarito, spero definitivamente, questo punto. Passo all’aspetto “politico” del suo intervento. Lei usa un termine come “macchina del fango”. Ma penso che Lei ne fraintenda la semantica. Io non ho utilizzato dossier, pettegolezzi o allusioni nel mio documento. Ho fatto un’analisi di documenti PUBBLICI. Non ho “apertamente accusato” bensì ho “apertamente criticato”. (apertamente = contrario macchina del fango). Come Lei dice: “si può concordare o meno con molte delle valutazioni espresse da questo o quel commissario”. Bene io penso, e cerco di argomentare, che Pisati abbia commesso un errore nell’esprimersi a favore del Biologo. Non vedo perché non possa scriverlo. Né vedo perché sia sorprendente che altre persone la pensino come me: siamo del resto in un gruppo che fa ricorso contro la Commissione!
    Infine, Lei insiste sul fatto che il mio sia un “attacco personale”, ma io critico degli atti pubblici e non ho difficoltà a affermare che Pisati sia uno studioso con un curriculum accreditato.
    Per quel che mi riguarda, l’essermi preso dell’ignorante e provinciale da Lei non mi tange. Su questo giudicheranno i nostri lettori e colleghi se ne avranno voglia. L’accusa di fascismo mi sembra fuori luogo. La parola ha una denotazione ben più drammatica di questo fatto.
    Cordialmente
    Antonio Maturo
    PS
    Venerdì sera sono usciti i risultati di Sociologia dei processi culturali e comunicativi, Le suggerirei di leggere i giudizi dei cinque commissari che hanno negato all’unanimità l’idoneità al candidato Biologo. Credo che dicano molto sulla pertinenza disciplinare dei suoi scritti.
    D’ora in poi risponderò solo a commenti sulla corrispondenza tra cv del candidato e analisi del Commissario
    Antonio Maturo
    Università di Bologna

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